Quella di Barbara Capovani è solo l’ultima aggressione di una lunga serie. Ormai la professione di operatore sanitario è diventata difficile da svolgere, non solo per le problematiche ataviche del sistema Salute, ma anche per la paura e il rischio di essere aggrediti mentre si sta compiendo il proprio lavoro. L’ordine dei medici lancia – nuovamente – l’allarme, parlando di una emergenza nazionale che, però, spesso e volentieri torna sotto i riflettori subito dopo un’aggressione. E lanciano l’appuntamento per una fiaccolata in ricordo della psichiatra uccisa.

E così Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, parla di una sconfitta di tutta la Nazione e riflette su un crimine – quello contro la Capovani – che ricorda da vicino Paola Labriola, la psicologa uccisa a Bari 10 anni fa. “La violenza è sempre una sconfitta, non solo per chi la subisce ma per l’intera società”, dice il Presidente della Fnomceo Rai Uno. E aggiunge:

“Dalla morte di Paola è nato un movimento che ha portato a una serie di risultati. Ma esistono problemi che non sono stati risolti, e oggi siamo qui a piangere un’altra collega. Abbiamo una legge che oggi, grazie agli ultimi interventi di questo Governo, porta alla procedibilità d’ufficio anche se la violenza è lieve. Ma persistono problemi di carattere culturale e organizzativo. Non abbiamo il tempo per parlare con i malati. La legge del 2017 che indica la comunicazione come tempo di cura non è realizzabile, per la carenza di personale, per il numero esiguo delle figure professionali. C’è la necessità di fare una riforma”.

Bisogna intervenire per risolvere questa “emergenza nazionale”, dice ancora Anelli, chiamando in causa il Governo per trovare una soluzione. “Nella polizia si individui un settore specifico dedicato a proteggere gli operatori sanitari”. E riporta i dati sconcertanti sulle aggressioni: “Il 55% dei colleghi riferisce di aver subito violenza- ha concluso Anelli – e il 48% pensa sia normale“.

La fiaccolata in ricordo della psichiatra uccisa

Intanto l’ordine dei medici ha anche organizzato una fiaccolata a Pisa il 3 maggio.

“Il decesso della collega Barbara Capovani ci lascia sgomenti, non si può morire di lavoro, non si può morire al lavoro. Ora è il momento di un assordante silenzio, verrà il momento di urlare al mondo la nostra indignazione. Ora è il momento del rispetto, per Barbara Capovani e per la sua famiglia. Per tutte le vittime di un lavoro che è diventato troppo duro, troppo pericoloso, troppo opprimente”.

Così le organizzazioni sindacali dei medici, dirigenti sanitari e veterinari insieme alla Fnomceo, si stringono intorno la famiglia di Capovani e lanciano l’annuncio per la fiaccolata di mercoledì 3 maggio a Pisa, alle ore 20.00 in Piazza Vittorio Emanuele II.

“Cammineremo in silenzio, tenendo accesa quella fiaccola simbolo della speranza, per un servizio di cure che oggi più che mai è al lumicino. Invitiamo tutti, svestendosi di cariche, appartenenze, etichette, ruoli sociali, ad accendere il lume della speranza, invitiamo tutti a partecipare silenziosi a questo profondo dolore”.