Nuova scoperta in ambito Covid. La risposta immunitaria causata dalla somministrazione del vaccino dipende dal singolo individuo. In molti si chiedevano come mai alcuni avessero più anticorpi, dopo la dose vaccinale, e altri meno. Il mistero è stato svelato e a tre anni dalla pandemia abbiamo finalmente la riposta sul perché la risposta immunitaria del vaccino in alcuni era più marcata, mentre in altri quasi nulla.
Fino a oggi, quello che sappiamo sulla risposta immunitaria del vaccino anti Covid dipendeva dall’età (gli anziani rispondono di meno); il sesso (le donne producono anticorpi in maniera più vigorosa). Ma anche terapie che riducono la risposta immunitaria, dalla concomitanza di altre malattie, oppure anche se in precedenza si è stati infetti al virus.
Ma, oltre a tutti questi fattori, oggi siamo anche in gradi di dire che la risposta immunitaria prodotta dal vaccino per il Covid, dipende da ognuno di noi. Più esattamente dai nostri geni. Lo studio, di matrice italiana, è stato effettuato presso l’ospedale Molinette ha coinvolto 10mila dipendenti della Città della Salute di Torino ed è stato poi pubblicato dalla rivisita internazionale HLA.
Covid, lo studio sulla risposta immunitaria del vaccino
L’efficacia della vaccinazione è stata misurata grazie al dosaggio degli anticorpi contro il virus del Covid e all’analisi delle cellule del sistema immunitario che riconoscono il virus. Contemporaneamente sono stati esaminati alcuni geni coinvolti nella regolazione della risposta immunitaria, in particolare quelli HLA o dell’istocompatibilità (gli stessi che sono studiati per gli abbinamenti tra donatore e ricevente di trapianto).
Si è arrivati alla conclusione che diversi soggetti che presentano determinate caratteristiche genetiche (come la variante HLA-A3) produrranno anticorpi più facilmente dopo la vaccinazione, mentre le persone con altre varianti (come HLA-A24) ne produrranno di meno. A seguito della vaccinazione, anche la risposta delle cellule del sistema immunitario contro il virus è diversa a seconda delle caratteristiche HLA. Ad esempio, chi possiede la variante HLA-DRB15 riesce a difendersi adeguatamente dal virus, fino a 5 volte di più.
Il professor Antonio Amoroso, coordinatore dello studio, sottolinea che
“La ricerca che abbiamo condotto dimostra che tra i fattori che spiegano la diversa risposta al vaccino per il Covid-19, ve ne sono alcuni legati alle nostre caratteristiche genetiche che da sole possono predire in maniera importante quali soggetti saranno maggiormente protetti dalla vaccinazione. Queste evidenze potranno essere utili per personalizzare meglio la strategia vaccinale”.
Mentre Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino, spiega:
“È proprio una ricerca tutta fatta in casa: i dipendenti di questo ospedale non solo hanno realizzato una ricerca importante in relazione alla risposta alla vaccinazione contro il Covid-19, ma sono anche quelli che si sono messi a disposizione per lo studio, donando un proprio campione di sangue per i test microbiologici e genetici. A tutti loro va il mio ringraziamento”.
La ricerca ha incluso anche circa 500 dipendenti che si erano vaccinati nel 2020. Il lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione di Microbiologi (guidati dalla professoressa Rossana Cavallo), Immunogenetisti (guidati dal professor Antonio Amoroso), Epidemiologi (diretti da Giovannino Ciccone), con la regia della Direzione sanitaria (diretta dal dottor Antonio Scarmozzino). Coinvolti anche la Banca del Piemonte e la Fondazione Ricerca Molinette.