La guerra in Sudan sta entrando sempre più nel vivo, con i Paesi stranieri che si stanno affrettando ad evacuare i loro cittadini dalla nazione. I voli di evacuazione sono continuati anche nelle prime ore di stamattina, lunedì 24 aprile, con centinaia di persone che hanno lasciato il paese durante la notte a bordo di aerei militari.
La guerra in Sudan sempre più nel vivo
Gli stranieri sono fuggiti dalla capitale Khartoum in un lungo convoglio delle Nazioni Unite, mentre milioni di residenti spaventati si sono rintanati nelle loro case, con molte abitazioni senza acqua e cibo. In tutta la città, che conta cinque milioni di abitanti, l’esercito e le truppe paramilitari stanno combattendo una feroce battaglia dal 15 aprile, distruggendo mezzi ed edifici e saccheggiando i negozi. Secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 420 persone sono state uccise e migliaia ferite, tra i timori di un’agitazione più ampia e di un disastro umanitario in una delle nazioni più povere del mondo.
I militari Usa a lavoro
Le forze speciali statunitensi proseguono la loro missione di salvataggio per i circa 100 membri del personale dell’ambasciata e i loro parenti, trasportando le persone in una base militare a Gibuti, dove i militari resteranno dispiegati per proteggere i cittadini statunitensi. A dichiararlo è stato lo stesso presidente Joe Biden in una lettera al presidente della Camera.
Lo scoppio delle ostilità
I combattimenti sono scoppiati lo scorso 15 aprile, quando le forze fedeli al capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan hanno attaccato quelle del suo vice diventato rivale Mohamed Hamdan Daglo, che comanda le potenti forze paramilitari di supporto rapido (RSF). Negli ultimi giorni sono state concordate diverse tregue, poi ignorate. L’aeroporto di Khartoum, dove gli scafi anneriti degli aerei distrutti giacciono sulle piste, è sotto il controllo dell’RSF. Il conflitto ha lasciato i civili terrorizzati a rifugiarsi nelle loro case, con la corrente elettrica in gran parte spenta in mezzo al caldo soffocante e internet fuori uso per la maggior parte.