Sono cominciate le operazioni di rimpatrio degli italiani in Sudan. Si contano i primi evacuati dalle zone di guerra, dopo l’escalation di violenze degli ultimi giorni. Secondo quanto riporta il ministero della Difesa, l’azione di rimpatrio verrà portata a termine attraverso l’utilizzo di due C130 dell’Aeronautica Militare, partiti verso Khartum. Insieme a loro ci saranno forze speciali dell’Esercito Italiano e Carabinieri. Il ministro Crosetto sta seguendo le operazioni da remoto. Queste le parole del titolare del ministero della Difesa italiano, il quale ha dettagliato la situazione:
La Difesa è in costante contatto con la presidenza del Consiglio, la Farnesina e l’Autorità delegata, rendendo disponibile ogni assetto utile a mettere in sicurezza, e poi portare in salvo, tutti i nostri connazionali presenti in Sudan. La Difesa monitora, in costante coordinamento con gli altri organi dello Stato e i partner internazionali, la preoccupante situazione in essere a Khartoum che cambia in continuazione.
Sudan italiani evacuati, le operazioni di rimpatrio entro la mezzanotte
Nel frattempo, il ministro degli Interni Antonio Tajani ha confermato che tutti gli italiani in Sudan sono stati contattati dalla Farnesina per essere prontamente rimpatriati. Il membro del governo Meloni ha parlato in questa maniera rispetto alle operazioni di rientro:
I nostri connazionali in Sudan sono stati tutti contattati, anche durante la nottata, dall’Unità di crisi del ministero. Sono stati chiamati uno per uno: stanno tutti bene e raggiungeranno la nostra ambasciata. Di più non posso dirvi per ragioni di sicurezza. La nostra ambasciata ha chiamato a raccolta tutti i nostri connazionali che intendono partire proprio nella sede della rappresentanza diplomatica. L’appuntamento era per le 12 e molti dei nostri connazionali sono arrivati e anche qualche cittadino di altri paesi europei. Siamo intervenuti anche per aiutare l’evacuazione della nunziatura apostolica.
Quindi, Tajani ha evidenziato come “entro la nottata tutti gli italiani possano essere messi in sicurezza”, chiarendo che ci sono ben “140 cittadini italiani che devono essere evacuati” e che “l’ambasciata che è pienamente operativa e poi ci sono i militari che saranno coinvolti nelle operazioni di salvataggio.”
Guerra in Sudan: anche Germania, Francia e Gb impegnati in azioni di rimpatrio
Nel frattempo, Germania, Gran Bretagna e Francia stanno procedendo anche loro con le rispettive operazioni di ‘recupero’ dei loro connazionali, attraverso l’utilizzo delle ambasciate presenti sul territorio. Tra le altre cose, anche 7 operatori di Emergency hanno scelto di lasciare il paese, mentre altri 46 hanno deciso di rimanere per lavorare all’interno degli ospedali Khartoum, Nyala e Port Sudan, già ‘stressati’ per il continuo viavai di persone. È chiaro che il numero di pazienti sia in costante aumento, giorno dopo giorno.
Una situazione di guerra che sembra essere solamente all’inizio, vedendo anche le parole di Mohamed Hamdan Dagalo – leader dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) del Sudan – il quale ha promesso che il conflitto interno andrà avanti “fino alla resa di Al-Burhan, che ha violato l’accordo quadro”. Quindi, Dagalo ha chiosato dicendo che “vogliamo la sicurezza dei civili, ma è stato Al-Burhan a provocarci con la dichiarazione di guerra.”