Si chiamava Andrea Sferrazza, il turista italiano di 29 anni morto ieri, 22 aprile, in Giordania. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbe deceduto presso l’ospedale Queen Rania al Abdullah di Amman a causa delle gravi ferite e fratture riportate dopo essere precipitato da un’altezza di oltre 30 metri mentre stava percorrendo un sentiero momentaneamente chiuso al transito nella nota località archeologica di Petra. Sono in tanti a ricordarlo, ora, per la sua simpatia e testardaggine. Tra loro, anche il fratello maggiore, Luca, che avrebbe dovuto essere al suo fianco ma che, per motivi lavorativi, aveva dovuto rinunciare al viaggio.

Chi è Andrea Sferrazza, il turista italiano morto in Giordania

30 anni ancora da compiere, Andrea, originario di Torino, viveva ormai da sei anni a Londra, dove aveva trovato lavoro come pizzaiolo alla Soho House, tra i club più famosi al mondo. Da lì era partito, qualche giorno fa, alla volta della Giordania: un viaggio che aveva in programma di fare da tempo, insieme al fratello, che però aveva dovuto rinunciarvi per motivi lavorativi, non essendo riuscito ad ottenere dei giorni di ferie. Viaggio che, alla fine, gli è costato la vita, per colpa di una tragica caduta avvenuta in un luogo chiuso al pubblico. A nulla sono serviti, infatti, i tentativi dei medici di salvarlo: subito soccorso e trasferito nell’ospedale più vicino, Andrea era morto poco dopo il ricovero. In tanti ora lo ricordano. Per primo il fratello Andrea, commercialista di 34 anni, di poco più grande di lui.

Eravamo molto legati. Era il mio migliore amico, ci sentivamo spesso. Questo viaggio avremmo dovuto farlo insieme,

ha detto, ancora straziato da quanto accaduto, al Corriere. E ha descritto Andrea come un ragazzo solare e testardo, uno spirito libero, tifoso della Juventus e super fan di Vasco. Dopo aver studiato come perito areonautico, racconta, si era iscritto alla facoltà di Economia, ma, dopo qualche esame, aveva deciso di rinunciare al pezzo di carta, intraprendendo il suo sogno di vivere all’estero.

Non era fatto per stare alla scrivania. Era uno spirito libero, gli piaceva la bella vita e vestirsi bene. Lavorava tantissimo per farlo, amava muoversi e viaggiare. Lo faceva spesso da solo, come alla fine è accaduto anche questa volta,

racconta ancora il fratello, giustificando la sua assenza. Stando alle sue parole, il giovane aveva ripreso a viaggiare dopo i duri mesi della pandemia e spesso tornava anche in Italia, per trascorrere del tempo insieme alla sua famiglia. Dopo la Giordania, avrebbe dovuto visitare l’Egitto. La polizia locale è ora al lavoro per cercare di fare luce sull’accaduto. La Farnesina ha fatto sapere di essere in contatto con l’ambasciata ad Amman e con la famiglia della vittima, alla quale fornirà sostegno per tutte le procedure riguardanti il rimpatrio della salma. Si attende l’autopsia.

Le delicate condizioni di Petra

Sono sempre più numerosi gli incidenti che si verificano all’interno del sito archeologico, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità nel 1985 e messo ora a dura prova dai cambiamenti climatici. Nel 2020 un turista piacentino di 32 anni era morto dopo essere stato colpito da un masso staccatosi da una parete rocciosa a causa della pioggia; pochi anni prima, nel 2016, un turista di origini israeliane era deceduto dopo essere scivolato in un dirupo. Disgrazie rese possibili dal progressivo peggioramento delle condizioni dell’antica città, le cui rocce si stanno man a mano sgretolando. È il motivo per cui alcune zone risultano attualmente chiuse al pubblico, come quella percorsa da Andrea. Lo ha fatto sapere il Parco in seguito alla diffusione della notizia della morte del ragazzo, specificando che i visitatori sono pregati di non avventurarsi sui sentieri interdetti.