Riforma pensioni 2024 e conti pubblici del Documento di economia e finanza 2023: sulla spesa previdenziale pesa ancora la quota 100, ragione per la quale la nuova misura di uscita anticipata del prossimo anno dovrà essere “contributiva”. I dati allarmanti arrivano dal Def trasmesso dalle Camere al governo nel quale si evidenziano spese previdenziali in netto aumento che non farebbero sperare per misure di uscita anticipata da tempo annunciate, come la più ambita quota 41. La spesa per le pensioni si incrementerà per 65 miliardi di euro fino al 2026, lasciando poco spazio ad altre misure previdenziali alternative alla riforma Fornero.

Riforma pensioni 2024, quota 100 mette fuorigioco i precoci di quota 41: ultime novità

A tal punto che, le misure di pensione anticipata già adottate negli ultimi anni comporteranno un livello di spesa superiore ai periodi antecedenti la legge Fornero del 2011. Gli effetti di quota 100 non si sono esauriti con il termine della sperimentazione di tre anni del 31 dicembre 2021. Chi ha raggiunto entro quella data la soglia dei 62 anni e 38 di contributi e non ha lasciato anticipatamente il lavoro, lo può ancora fare, facendo valere un diritto cristallizzato. E si andrebbe ad aggiungere alla platea che ha colto al volo l’occasione di andare in pensione anticipata con requisiti ridotti. Nel Def si descrive quota 100 come una zavorra, la misura che maggiormente pesa sull’aumento della spesa previdenziale, oltre all’indicizzazione delle pensioni per l’inflazione registrata nel 2022.

Riforma pensioni 2024, quota 100 e i costi aumentati sulla spesa pubblica

Nei prossimi anni, accanto alle misure della nuova riforma delle pensioni, il governo dovrà stare attento ai conti pubblici. Nel Documento di economia e finanza, infatti, si sottolinea che la spesa per le pensioni crescerà di 20,9 miliardi di euro quest’anno, per poi aumentare maggiormente nel 2024 a 22,7 miliardi e assestarsi nel 2025 a 10,2 miliardi e a 10,9 nel 2026. Il conto fa 65 miliardi di euro nei prossimi quattro anni di spesa incrementale nel capitolo pensioni, a una media di crescita del 4,4% dal 2023 al 2026. I conti non fanno ben sperare su misure che possano comportare un ulteriore balzo dei costi della previdenza.

Pensioni, misura uscita anticipata 2024: sale quota 103, ultime notizie

Quota 100, negli anni di sperimentazione, ha fatto lievitare il numero dei lavoratori che sono andati in pensione anticipata, favoriti da una rapida uscita dal mercato del lavoro. La bocciatura arriva dall’asticella nel rapporto tra nuovi pensionati e nuove entrate nel mondo del lavoro che pesa più sui primi, in termini numerici. È andata meglio con quota 102 e quota 103, con requisiti di pensionamento anticipato più elevati e con meno appeal. Non si tratta di una promozione, ma di effetti sui conti pubblici che, tutto sommato, non hanno registrato particolari sussulti. Per quota 103 il governo prevede che, nel 2023, si spenderanno 572 milioni di euro per una potenziale platea di 40.000 uscite anticipate.

Durigon sulle pensioni: ‘Qualsiasi intervento collegato al sistema contributivo’

Dai dati emerge che, la riforma delle pensioni del prossimo anno, potrebbe prescindere da quota 41. La misura, ambita dai lavoratori precoci e cavallo di battaglia di alcuni partiti della maggioranza in sede di campagna elettorale, difficilmente potrà trovare collocazione nella legge di Bilancio 2024. Mentre la proroga di quota 103 potrebbe rappresentare la soluzione ideale in virtù di una misura che mantiene contenuta la platea di chi esce anticipatamente dal lavoro. L’andamento dei conti sembrerebbe aver convinto su una novità previdenziale prudente anche Claudio Durigon che ha affermato: “Qualsiasi nuovo intervento sarà collegato all’interno del solco del sistema contributivo”. Che, tradotto – dato che i precoci sono quasi tutti del sistema retributivo o misto ed è impossibile trovare dei lavoratori post 1996 – significa che quota 41 non si farà.