Essere stimati da tutto il mondo calcistico essendo senza squadra sembra un paradosso. Eppure è questa la situazione di Walter Sabatini dopo l’addio travagliato con la Salernitana. Nessun problema per lui che continua a vedere partite e ad analizzare calciatori in attesa di una chiamata. In una intervista a Sky Sport ha raccontato il suo punto di vista sul campionato e sulle tante squadre italiane impegnate in Europa con un punto sulle sue ultime esperienze. Sabatini parla anche della sentenza della Juventus che definisce inquietante per la classifica di Serie A.
Sabatini tra sentenza Juventus e Serie A
La restituzione dei punti alla Juventus è stato l’argomento della settimana, una notizia che non sorprende ma che può avere un peso specifico su questa parte finale della stagione. Walter Sabatini spiega il suo punto di vista:
È inquietante perché c’è una variabile non conosciuta, che verrà conosciuta solo a giugno. Questa cosa è inquietante e dà molto fastidio. Non entro nel merito se i punti vadano restituiti o no, entro nel merito dei tempi e dei modi. Non è possibile non conoscere la classifica. Mette tutte le squadre sotto stress. Mettetevi nei panni della Roma, per fare un esempio. Non sto a sindacare se è giusto o non è giusto penalizzare, quello che non è giusto è che non ci sia una sentenza definitiva
Nonostante una classifica tutta da scrivere, la Serie A sta vivendo un momento di splendore dimenticato negli ultimi anni. Derby di Milano in semifinale di Champions League, Juventus e Roma in semifinale di Europa League con possibile finale tutta azzurra e la Fiorentina arrivata alle fasi finali di Conference League. Dei risultati che il Direttore Sportivo esalta:
Io sono strafelice di questa cosa. Non sopporto la denigrazione continua della Serie A. La Serie A è un campionato competitivo con i migliori allenatori d’Europa. Cinque squadre in semifinale è un record che non sarà battuto per anni. Sono davvero orgogliosissimo. Io faccio parte del calcio italiano e quindi in piccola parte mi sento coinvolto. Abbiamo dettato legge in Europa. È un risultato storico. Cinque squadre in semifinale è un risultato grande. Nel mio libro dico che il calcio è una tragedia. La Fiorentina e la Roma erano vicine alla tragedia, ma hanno reagito bene. Quindi bene, bene per noi e bene per la Serie A. A me infastidisce questa deferenza verso la Premier o la Bundesliga, noi siamo i migliori
Uno sguardo al futuro pensando alle esperienze passate
Una carriera in giro per l’Italia dove ha portato talenti poi sbocciati nel grande calcio. Stupisce non vederlo dietro una scrivania di un club a progettare il futuro:
Io manco al calcio perché tutti mi chiedono se a me manca il calcio, a me viene spontaneo dire che anche io manco al calcio. Io sono una persona speciale, nel calcio do un contributo diverso di quello che danno tanti altri. Credo di avere un approccio diverso. Credo di mancare al calcio come persona. Senza il calcio sono un uomo dimezzato. La mia vita è il calcio da sempre. Da calciatore ero bravo ma non capivo il calcio. Da dirigente ho fatto buone cose, se faccio un bilancio è sicuramente positivo
Fra le tante avventure, la più affascinante è stata l’esperienza alla Roma vissuta sia da giocatore che da direttore sportivo. Dal 2011 al 2016 con colpi di livello assoluto tra cui Mehdi Benatia, Erik Lamela, Miralem Pjanić, Leandro Paredes, Marquinhos, Kōstas Manōlas, Radja Nainggolan, Edin Džeko, Mohamed Salah e Alisson Becker. Con sincerità riconosce che nella dirigenza attuale avrebbe incontrato non poche difficoltà con Mourihno allenatore:
Sono stato sei anni a Roma e non ho mai respirato, non ho mai mangiato una pasta senza sapere di essere il ds della Roma, senza pensare alla responsabilità che avevo verso il club e la città. Mourinho è un leader naturale, un leader carismatico. Non credo voglia avere vicino un altro drammaturgo come me. Lui è capo e ci deve essere un solo capo. Non credo avrebbe funzionato tra me e lui alla Roma. La Roma era a trenta secondi dall’eliminazione, poi con due prodezze di Pellegrini che ha lasciato scorrere la palla e Dybala sono andati ai supplementari. Lui ha riunito la squadra pubblicamente in maniera spettacolare, sotto la curva. Ha responsabilizzato i giocatori. Dybala fa Dybala e Pellegrini fa Totti al 90′, era finita. Questo è il carisma di Mourinho che ha trasmesso alla squadra. La Roma è proiettata a un finale di stagione meraviglioso, stanno bene senza di me. Questo non vuol dire che non pensi alla Roma con tanta nostalgia. Ci penso perché la Roma è stata una parte della mia vita davvero consistente. Non ho vinto lo scudetto lì ed è una cosa di cui mi rammarico sempre tutti i giorni
L’ultimo miracolo è alla Salernitana chiamato dal nuovo Presidente Iervolino, arrivato nel gennaio del 2022 per rinforzare una formazione che sembrava destinata alla retrocessione è riuscito nell’impresa di raggiungere una insperata salvezza che poi ha portato ad un addio travagliato.
C’è stato un litigio inopportuno. Ho sbagliato io a insistere. Il Presidente ha esercitato il suo ruolo. È stata una cosa sgradevole anche nei modi e nei toni, a chiusura di sei mesi memorabili. Sono andato lì in una squadra virtualmente retrocessa, ma sono andato con fiducia in me stesso e verso gli altri. Non è stato un miracolo perché non voglio offendere chi crede in queste cose, ma un’impresa sì. È un ricordo che porterò sempre con me. È durato poco, solo sei mesi, ma è stato di grande intensità. La città è stata educatissima sempre con me, la gente è educata e affezionata, a Salerno c’è un pubblico meraviglioso che merita il successo. Quest’anno sta facendo bene, sono contento ma mi rammarico di non esserci. Ora penso a me stesso, faccio le mie cose e troverò altro