Omicidio Attilio Manca, la famiglia chiede di riaprire le indagini sulla sua morte. La richiesta è stata inoltrata ufficialmente dalla famiglia alla Procura di Roma, tramite una denuncia ‘circostanziata’ redatta dal legale Fabio Repici.

Questo nuovo documento, stando a quanto riferito, si basa non solo sulle risultanze della relazione della precedente Commissione parlamentare antimafia, ma anche su nuove prove, acquisite nel corso delle indagini difensive degli ultimi anni.

Omicidio Attilio Manca per Mafia, la denuncia presentata anche alla Procura nazionale antimafia

La denuncia è stata indirizzata, oltre che alla Procura distrettuale antimafia di Roma, anche alla Procura nazionale antimafia, in modo da coordinare le indagini con le procure di Messina e di Palermo. Negli anni hanno infatti trattato procedimenti su personaggi e delitti collegati all’omicidio di Attilio Manca.

L’urologo 34enne fu ritrovato senza vita nel suo appartamento di Viterbo il 12 febbraio 2004: nel suo sangue tracce di eroina, alcol e barbiturici. Il medico, originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), lavorava da meno di due anni all’ospedale Belcolle. La sua morte venne archiviata all’inizio come un suicidio: una tesi però sempre smentita dalla famiglia. Infatti, come confermato anche dalla relazione della Commissione antimafia resa nota lo scorso gennaio, il medico è stato ucciso dalla Mafia per coprire un intervento alla prostata del boss Bernardo Provenzano a Marsiglia.

La madre Angela: “Bastava solo voler vedere la verità”

Angela Manca, madre del medico assassinato, si è sempre battuta per fare luce su ciò che è accaduto al figlio. All’Agi ha raccontato della “verità sotto gli occhi di tutti”, ma che nessuno aveva voluto vedere:

Ci sono voluti 19 lunghi anni perché finalmente la Commissione parlamentare antimafia sancisse che quello di Attilio è stato un omicidio. Eppure la verità era sotto gli occhi di tutti, bastava solo volerla vedere, ma uno Stato disattento, miope, a volte colluso, non ha fatto nulla per cercarla.

Dal lontano 20 Febbraio 2005, giorno in cui la Gazzetta del Sud riportò le intercettazioni di Francesco Pastoia, in cui il boss poi suicidatosi parlava di un medico che aveva visitato Provenzano nel suo rifugio, si poteva arrivare alla verità. Bastava cercare i migliori specialisti che nel 2003 operavano il tumore alla prostata per via laparoscopica. Sicuramente avrebbero saputo che Attilio era stato il primo in Italia il 14 marzo 2001 ad eseguire in Italia la prostatectomia laparoscopica, a soli 32 anni. E che aveva acquisito quelle competenze in Francia. Ma nessuno allora ha provato interesse ad indagare.

Come non riesco a comprendere chi ha avuto interesse a nascondere quell’intercettazione dell’autunno 2003, dove dei fedelissimi di Provenzano hanno ripetuto per diverse volte ‘dobbiamo fare la doccia al dottore’. Nel frattempo anche Monica Mileti, accusata di aver ceduto la droga ad Attilio, è stata assolta perché il fatto non sussiste.

“Siamo stati lasciati soli”

Angela Manca denuncia poi la situazione di solitudine in cui la sua famiglia è stata lasciata da quel maledetto giorno di febbraio di quasi vent’anni fa.

Noi in questi anni siamo stati lasciati soli, abbandonati da quello stesso Stato che dovrebbe proteggere tutti i cittadini. Abbiamo dovuto lottare con tutte le nostre forze per difendere e proteggere la memoria di Attilio. Un ringraziamento speciale lo devo fare solo ai carabinieri di Barcellona che sono sempre stati al nostro fianco in tutti i momenti, e sono stati tanti, in cui abbiamo subito soprusi, minacce, violenze verbali, atti vandalici.

Si dice poi fiduciosa che la verità verrà a galla, per avere finalmente non solo giustizia, ma anche serenità.

Ora che si è stabilito che quello di Attilio è stato un omicidio, sono fiduciosa che la Procura di Roma farà degli accertamenti serie approfonditi per arrivare alla verità anche in sede giudiziaria. Con l’apertura di un processo noi genitori potremo avere un po’ di serenità e almeno morire con la speranza che gli assassini e soprattutto i mandanti vengano consegnati alla giustizia.

In un post pubblicato su Facebook, Angela Manca ha scritto:

Finalmente è arrivato il momento che aspettiamo da 19 anni, la riapertura di un processo per omicidio. Stavolta non potranno negarcelo.