Preside antimafia arrestata: si chiama Daniela Lo Verde, dirige l’Istituto Giovanni Falcone, situato nel quartiere Zen, di Palermo. Insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la pandemia, la professoressa Lo Verde al momento è sospesa dall’incarico dal Ministero dell’Istruzione perché arrestata, per accusa di corruzione e peculato. A quali conseguenze va incontro la Lo Verde? Come vengono gestiti i fondi scolastici? Ne abbiamo parlato su Radio Cusano Campus, ad Open Day, con Maria Luisa Missiaggia, presidente dell’associazione StudioDonne Onlus. “Siamo in una fase iniziale, cautelare, è vero che le prime indagini hanno già evidenziato una serie di elementi di peculato, corruzione, ma deve iniziare il processo. Anche in passato, abbiamo assistito ad assoluzioni di pene perché si sono resi conto che il fatto non sussiste. E’ giusto darne notizia, ma è anche giusto che non ci sia una penalizzazione della persona – ha osservato Maria Luisa Missiaggia – la dottoressa era anche Cavaliere della Repubblica nominata da Mattarella, durante la pandemia, dove ha assunto incarichi di prestigio. Il problema è legato all’uso improprio del denaro e ad una sorta di turbativa d’asta. Ove venga condannata perderà il lavoro. Ci sono stati casi di peculato dove alcuni politici si sono dimessi, ad esempio, pertanto ad oggi la dirigente si può difendere, non è condannata“.
Preside antimafia arrestata, per aver rubato cibo in mensa e i tablet degli studenti: cosa porta le persone a rubare?
“I furti hanno a che fare con la compulsione e la ricerca immediata del bisogno, ma è necessario distinguere tra chi delinque, chi compie atti illeciti deliberatamente e chi invece lo fa perché ha una problema psicologico. Il continuum tra patologia e salute mentale non è netto, ma sfumato – ha spiegato Francesca Andronico, founder del Centro Psiche Balduina – esistono colleghi che lavorano come periti per distinguere atti di natura psicologica, o psichiatrica, o quando sono atti fatti per ottenere il soddisfacimento di un bisogno. Chi ruba di mestiere, ad esempio, ha un piano: è importante distinguerei i vari livelli. Nel caso specifico è difficile definire un parere tecnico, siamo in un quartiere costituito da persone che hanno a che fare con la criminalità, un quartiere difficile. Non sappiamo in che contesto si sia trovata, ammesso che l’illecito sia compiuto“.
Come vengono gestiti il denaro della scuola? Lo abbiamo chiesto a Mario Rusconi, intervenuto a Società Anno Zero
“Ogni euro che entra a scuola finisce in un bilancio, il bilancio dev’essere approvato dal consiglio d’istituto. I fondi che arrivano devono essere resi funzionali ai vari progetti, aldilà di questo ci sono i controlli dei revisori dei conti, o del Ministero dell’Economia che possono spulciare in qualsiasi spesa, o introito finanziario – ha sottolineato Rusconi – se rilevano delle anomalie, la corte dei conti può chiedere indietro dei soldi, se sono stati spesi in maniera inopportuna. Nell’ambito della scuola ci sono tutti i controlli possibili e immaginabili. La scuola conta un milione di dipendenti, una enorme massa di persone, pertanto l’incidenza di reati è estremamente bassa. Presidi e insegnanti sono stati licenziati per aver commesso dei reati, ma si tratta di una percentuale esigua di persone. Riuscire a rubare fondi scolastico è talmente complicato che chi riesce è un genio“.