Sei mesi dopo il giuramento presso il Quirinale, Giorgia Meloni ha concesso un’intervista esclusiva in cui fa il bilancio del primo semestre da presidente del Consiglio.

Tantissimi i temi toccati nel colloquio, alcuni di stretta attualità dall’inizio alla fine come l’immigrazione o la guerra in Ucraina, altri invece emersi nell’ultimo periodo come il Pnrr o le concessioni balneari.

Meloni, il bilancio dopo sei mesi sull’immigrazione: “Ora l’Italia sarà ascoltata”

Il primo dossier affrontato nell’intervista da Giorgia Meloni riguarda l’immigrazione. Questione trasversale sin dal primo istante dal suo insediamento a Palazzo Chigi, con la querelle italo-francese, per arrivare ai giorni d’oggi con il decreto Cutro che si appresta a diventare legge. Il cuore della discussione non può che essere il rapporto con l’Europa e la gestione di un fenomeno collettivo.

Il problema della frontiera sud del Mediterraneo non è solo dell’Italia, ma dell’intera Europa. La situazione in Libia e Tunisia mi preoccupa ogni giorno che passa, ha bisogno di una risposta urgente

Giorgia Meloni intervistata da Il Foglio

Forse per la prima volta in assoluto, la premier quantifica “la potenziale ondata che si prepara a sbarcare sulle coste europee”: 900 mila persone. La leader torna dunque a bussare alle porte di Bruxelles per chiedere un approccio analogo a quello avuto con la Turchia nel 2015: i fondi, circa 2 miliardi, andrebbero sbloccati e investiti nel Nord Africa, tramite politiche attive e di sostegno.

La numero uno di Fratelli d’Italia rivendica inoltre il lavoro svolto nelle sedi europee, dal momento che “nel duplice Consiglio di febbraio e marzo siamo riusciti ad avere una prima risposta alle nostre richieste“.

Non siamo più nella fase in cui l’Italia tace: rivendichiamo il nostro ruolo attivo e chiediamo che anche gli altri stati costruiscano con noi una nuova politica migratoria europea

Battuta conclusiva sul blocco navale, così chiamato per le sue rigide politiche in materia di sicurezza interna e sorveglianza, nonché di contrasto al traffico di esseri umani. Anche in questo caso il diktat è il medesimo, “serve un approccio europeo”.

Pnrr: “Non abbiamo versato noi l’inchiostro”

L’altro grande filo conduttore tra Roma e Bruxelles è rappresentato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Nelle ultime settimane infatti, sono cresciute le voci di ipotesi sulla non realizzazione di molti progetti inclusi al suo interno (e per cui i fondi sono già stanziati e rischiano di andare perduti).

Abbiamo ereditato la situazione dai precedenti governi. Il tentativo di addossare responsabilità e colpe di scelte sbagliate sull’Esecutivo ha il fiato corto

Ieri la Camera ha approvato il testo rivisto, che si appresta a diventare dunque decreto legge. Tanti i correttivi che la premier confessa di aver voluto operare, tuttavia è giunto il momento di essere concreti, e realizzare i progetti nel massimo impegno verso la cittadinanza.

Mes e Patto di Stabilità da rivedere

Ancora più frizioni con l’Ue sul Meccanismo di Stabilità (Mes) e sul Patto di Stabilità.

Sul Mes sono in corso i negoziati per rivedere alcuni strumenti alla luce del nuovo scenario geopolitico

A chi contesta un ostruzionismo a prescindere, Meloni ricorda che persino alcuni stati che hanno ratificato il provvedimento considerano il Fondo un’operazione poco lungimirante.

Sul Patto di Stabilità, dove è forte la pressione della Germania, la premier chiede che sia “dinamico, flessibile, ed equilibrato, nella creazione di un mercato unico europeo dove il singolo possa esprimere le sue potenzialità.