Lo scontro commerciale tra Usa e Cina ha un nuovo sviluppo, mercoledì un’azienda ha ricevuto 300 milioni di dollari di multa per aver venduto dispositivi tecnologici alla cinese Huawei. L’accusa da parte del BIS, il Dipartimento per il commercio, è quella di aver violato le norme sulla vendita e sull’esportazione verso la Cina in particolare verso il colosso della telefonia Huawei. L’azienda ha reso noto che pagherà la sanzione a rate, da 15 milioni di dollari ogni 3 mesi, ma comincerà a farlo a partire da ottobre del 2023.
Usa-Cina, l’ultimo capitolo della guerra commerciale
Usa Cina multa Huawei. E’ solo l’ultima delle misure prese dagli Stati Uniti per contrastare la vendita di tecnologie ad Huawei e in generale verso il mercato tecnologico cinese. La questione risale al 2019 quando la amministrazione americana ha lanciato due ordini esecutivi, o misure, il primo riguardava il divieto di trattare i prodotti o servizi dell’ICT, la tecnologia comunicativa informativa, che venivano da un paese straniero non considerato amico dal punto di vista commerciale ed era legata all’esigenza di garantire la sicurezza nazionale sia nel settore pubblico che in quello privato. La seconda misura era una lista nera di compagnie con le quali le società americane potevano fare affari solo se autorizzate dal Dipartimento del commercio. A questi si era poi aggiunta la norma sull’esportazione di prodotti tecnologici introdotta nel 2020 sotto la presidenza di Donald Trump. Il mese successivo la Seagate, l’azienda multata, aveva comunicato di essere intenzionata a continuare gli affari con Huawei.
Il Dipartimento del commercio: “Venduti 7 milioni di dispositivi”
Usa Cina multa Huawei. Dopo le restrizioni, l’azienda Seagate avrebbe però venduto oltre 7 milioni di dischi rigidi alla cinese Huawei, per un valore di oltre 1 miliardo di dollari. Il dipartimento del Commercio ha spiegato che le altre due aziende che vendevano a Huawei, cioé Western Digital e la giapponese Toshiba, hanno invece interrotto i rapporti dopo l’entrata in vigore della legge nel 2020.