Di nuovo Inter-Milan in semifinale di Champions League, come accaduto in alcuni precedenti che hanno fatto la storia. Saranno giorni tribolati per chi, sotto il Duomo, vive la passione per Milano con due colori diversi nel cuore. Il punto di congiunzione, il nero, vive la dicotomia con il blu e il rosso. In base a quale colore primario si sceglie si impronta la propria vita, il proprio rapporto sportivo con i compagni di classe, i pensieri da tifoso e i dubbi e le paure di chi adesso, giovane o anziano, si ritrova a mettere il cuore a dura prova. La semifinale di Champions contro la rivale di sempre, non a caso, non capita tutti i giorni.
Vent’anni dall’ultima volta. Vent’anni, nella vita di un uomo, sono un soffio di fiato. Pensate all’uomo che vent’anni fa era un bambino o un ragazzo. Adesso, probabilmente, è un padre che torna indietro con il pensiero e con la mente va alla Champions League edizione 02/03. Semifinale tra Inter e Milan, il precedente dei precedenti. Le due squadre, come i tifosi, partono compassate in un marasma come quello del Meazza in San Siro. E’ un Inter-Milan, dato fondamentale per una semifinale nella quale valgono ancora i gol in trasferta. Reti bianche, 0-0. Tutto si decide al ritorno.
Sono tre le immagini che scorrono nella mente dei tifosi di Milan e Inter nella semifinale di ritorno. La prima, il Milan in casa, il volo dell’usignolo di Kiev Andrij Shevchenko e un altro episodio. Un altro che va al di là del pareggio di Obafemi Martins, un episodio che riassume a pieno l’amarezza, il rammarico e la rabbia del tifoso interista che ora sogna di vendicarsi: Mohamed Kallon, dopo un rimpallo, si ritrova solo davanti a Christian Abbiati. Il portiere del Milan, già a terra, sta per essere scavalcato, ma lo salva un ginocchio. Con quella parata Kallon entra nella storia dalla “sliding door” e consegna al Diavolo la semifinale di Champions. Lacrime da ambo le parti, una di gioia e l’altra di dolore.
La rivincita tra i precedenti: Inter-Milan non è solo semifinale
L’occasione per la rivincita arriva qualche mese dopo, con due stagioni di distanza. La stagione 04/05 diventa punto di partenza per una rivincita, un pilastro calcistico che passerà alla storia, purtroppo, per una delle pagine nere del nostro sport. Non parliamo dell’andata, quando il Milan tarpa le ali dei rivali meneghini per 2-0 con Jaap Stam e Andrij Shevchenko. Gara quasi senza storia e senza alcun dubbio. Il ritorno, probabilmente carico d’ansia, diventa teatro di una nefandezza sportiva.
Al ritorno, ancora lui, Shevchenko, la sblocca. Manca poco alla fine e succede il fattaccio: dopo il gol annullato a Esteban Cambiasso si scatena la rabbia della frangia nerazzurra, che comincia a lanciare fumogeni in campo per rabbia, una rabbia accumulata rispetto a una rivincita che non è arrivata. Uno di questi colpisce in testa Dida, che si accascia e resta a terra per molti minuti, prima di essere portato via. Gara sospesa e Uefa che apre alla vittoria a tavolino del Milan. I rossoneri si aprono da soli le porte dell’inferno di Istanbul.