Pensioni, più contributi per i genitori, è possibile? E se le prestazioni previdenziali risultassero più alte per i pensionati con figli a carico? Cosa potrebbe o dovrebbe cambiare nella previdenza sociale italiana.

Archiviata la giovane età, la pensione resta un trattamento per gli ultra o più over 67. Sostanzialmente, è cambiata l’età media dei nuclei familiari e, com’è noto, anche l’età pensionabile dei cittadini italiani.

Oltretutto, la carenza occupazionale non favorisce l’indipendenza dei figli, generando una serie di circostanze che intaccano il benessere familiare, trascinandosi come una malessere per l’intera comunità. Uno stive di vita che dovrebbe essere bannato a vita, ma che puntualmente si presenta per una famiglia su tre o viceversa.

Pensioni, più contributi per i genitori 2023

Il che vuol dire che le famiglie italiane sono caricate più del dovuto, su di esse grava l‘inadeguatezza del mondo del lavoro, la carenza dei salari che non permettono una vita propria, ma soprattutto, autonoma.

Oltretutto, a sovraccaricare il sistema familiare c’è anche la costante adattabilità registrata nei contratti flessibili sino all’assoluta precarietà. Una condizione che opprime ogni possibile tentativo di impegno economico a lungo termine, dunque non permette la realizzazione di progetti personali.

Nell’attesa di interventi decisivi del governo italiano, i figli over 40 restano in famiglia, confinati nel limbo della disoccupazione, arrivati al limite con redditi fuori dagli schemi di sussistenza.

L’INPS le ultimissime variazioni in campo pensionistico

Strano il Paese, dal punto di vista dei genitori, che incolla i genitori ai figli oltre la maggiore età. E pensare che i figli dovrebbero garantire il benessere ai genitori. Succede, invece, che i genitori devono accollarsi i figli di età maggiore, sostenendoli economicamente e assicurando un mantenimento equo. Tutto sommato, andrebbe anche bene, ma la soluzione non può essere quella di vincolare la pensione INPS.

Come noto, l’Ente nazionale di previdenza sociale ha provveduto ad adeguare i trattamenti previdenziali tenendo conto delle rilevazioni dell’indice ISTAT. Un aggiornamento già portato avanti nel quarto trimestre del 2022. Un intervento voluto dal governo italiano come salvataggio contro l’inflazione.

Quanto prende mediamente un pensionato?

In teoria, per la pensione di vecchiaia il pensionato potrebbe arrivare a prendere circa 1.285,44 euro mensili. Una leggera variazione del trattamento viene registrato nel Nord che si posizione a 1.379,92 euro mensili. In media nel 2021 l’importo del trattamento di vecchiaia non ha superato il valore di circa 1.409,45.

Archiviato il lavoro, l’importo della pensione corrisposta dall’Ente nazionale di previdenza sociale sono prodotte dal calcolo della contribuzione versata o accreditata che determina il rateo. Esistono anche altri elementi da considerare e riguardano l’età anagrafica, la tipologia di lavoro e la presenza o meno di interruzioni di periodi contributivi.

Occorre, considerare, la presenza di uno o più contratti a termini o provvisori, ma anche, l’eventuale richiesta di congedi di paternità, maternità o la presenza del congedo parentale.

Si ricorda, che l’Ente nazionale della previdenza sociale nel messaggio numero 1215/2023, ha provveduto ad aggiornare la contribuzione figurativa, apportando modifiche sul calcolo non più applicato sul minimale retributivo, ma attivando il meccanismo della contrazione, ovvero commisurato al valore dell’accredito contributivo maturato nel corso di uno specifico periodo. Dunque, il meccanismo non verrebbe applicato sul congedo di paternità o maternità.

Attenzione, il punto di caduta riguarda la retribuzione rilevabile sotto il minimale i lavoratori potrebbero ricevere attribuzione di un numero di settimane contributive diverso, per lo più sotto il valore del lavorato. E poi, per il 2023 il minimale di riferimento si attesta a 53,95 euro.