Il boato dello Stadio Olimpico al colpo di testa di Manolas rimarrà scolpito nella memoria di Eusebio Di Francesco e della Roma. Era il ritorno del quarto di finale di Champions League e con quella rete del difensore greco, i giallorossi avevano ribaltato il 4-1 dell’andata qualificandosi alla semifinale poi persa contro il Liverpool. E’ stato il momento più alto della carriera del tecnico arrivato sulla panchina giallorossa nel 2017 per una avventura che si interruppe a marzo 2019 con l’esonero dopo una sconfitta nel derby e l’eliminazione dalla Champions per mano del Porto. Le avventure seguenti sulle panchine di Sampdoria ed Hellas Verona non hanno rilanciato una carriera che sembrava da predestinato dopo l’esperienza con il Sassuolo.
Eusebio Di Francesco e la Roma
Il campionato vinto da giocatore e poi il sogno Champions League da allenatore infranto in semifinale. Quel Roma Barcellona del 10 aprile 2018 però rimane una enorme soddisfazione per Di Francesco che la rivive ai microfoni del portale spagnolo ‘Marca’:
Ci credevo alla rimonta. Pensavo fosse possibile perché, nonostante il 4-1 dell’andata, abbiamo giocato una grande partita. Ho scelto di giocare una partita molto aggressiva. Ora sembra facile dirsi, ma tutti credevano nella rimonta. Ricordo che nel 3-0 di Manolas tutti festeggiavano e io davo indicazioni. Florenzi mi ha guardato e mi ha detto ‘mister, non ci credo’, così ho cercato di mantenere alta la tensione. Gli unici tiri in porta che abbiamo ricevuto sono stati negli ultimi quattro minuti. È stata un’impresa, ma, ridendo, dico sempre che quell’impresa mi ha portato sfortuna. Sembra quasi che io sia stato punito dalla sorte dopo quella gara
Un percorso iniziato in estate con il suo arrivo a Trigoria. L’addio travagliato di Nainggolan che portò in giallorosso un ragazzino di nome Niccolò Zaniolo scaricato con troppa superficialità dall’Inter. Di Francesco lo ha testato in allenamento nei primi mesi senza mai farlo giocare, i riflettori arrivarono grazie a Mancini che lo convocò in nazionale maggiore anche se non aveva ancora esordito. Poi finalmente il debutto da titolare in giallorosso:
La squadra era demotivata e c’era questo ragazzo che migliorava di allenamento in allenamento. Una volta l’ho rimproverato davanti a tutti e ha reagito con una determinazione impressionante. Ho scelto di dargli un premio e dimostrargli la mia fiducia, sentivo che poteva diventare un giocatore importante e l’ho fatto debuttare nella partita più difficile. L’infortunio che ha avuto lo ha ferito, non so né voglio sapere perché è finito alla Roma così, ma sono sicuro che ha ancora tempo per dimostrare il suo valore
L’anno successivo qualcosa sembrava essersi rotto. Il clima fra tifosi e la presidenza Pallotta era arido e la squadra faticava in campionato nonostante un buon cammino nella massima competizione europea. A marzo poi la decisione della Roma di esonerarlo dopo un cocente 3-0 nel derby con la Lazio e l’eliminazione dalla Champions per mano del Porto:
Sono stato fortunato a vincere alcuni derby ma la sconfitta nell’ultimo, insieme all’eliminazione con il Porto, ha portato al mio licenziamento. È stato un momento complicato: ho litigato con qualche giocatore, non dirò chi, in modo difficile. Moralmente non mi aiutava, non mi piaceva quello che stava succedendo
L’avventura al Sassuolo
La consacrazione in Serie A come uno degli allenatori più talentuosi è arrivata alla guida del Sassuolo. Con gli emiliani dal 2012 al 2017 con un breve allontanamento nel 2014 per poche partite prima di essere richiamato. Tanti giocatori lanciati ma sopratutto una crescita costante nel tempo fino all’approdo in Europa League come racconta ad ‘As’:
Per me è un ricordo indelebile. Abbiamo costruito qualcosa da zero, siamo cresciuti insieme, dalle strutture al campo, arrivando all’Europa League. Questa società è già un modello per il calcio: se dovessi scegliere una squadra a cui prestare un giocatore per maturare, la prima squadra a cui penserei è il Sassuolo. Inoltre, da anni scelgono allenatori con un’idea di calcio offensivo, seguendo la linea che abbiamo tracciato insieme. Vedi Roberto De Zerbi che sta facendo un lavoro eccezionale, si è evoluto il suo gioco, che era totalmente touch ed ora è anche verticale. È molto vicino a quella che è sempre stata la mia idea di calcio e a Guardiola, che continua ad essere il migliore nello sviluppare idee offensive. In generale nel calcio è aumentata l’importanza della fisicità, l’uno contro uno è molto più ricercato