È durata meno di 24 ore la tregua tra i due schieramenti che da sabato stanno mettendo a soqquadro il Sudan, organizzata per il 18 aprile. In 4 giorni si contano oltre 270 morti, ma il bilancio molto probabilmente è falsato e i numeri potrebbero essere più alti in Sudan. Nel pomeriggio di mercoledì 19 aprile, però, i due schieramenti hanno annunciato una nuova tregua a partire dalle 18 (ora locale).
La nuova tregua in Sudan
L’esercito ha dunque accettato di applicare un cessate il fuoco di 24, il secondo in due giorni. “La tregua inizierà alle 18:00 e durerà fino alle 18:00 del giorno successivo per facilitare le richieste umanitarie, a condizione che l’altra parte la rispetti“, si legge nel comunicato rilanciato dalla Reuters.
La situazione per i civili è disperata, la tragedia dietro l’angolo. Molte persone hanno iniziato ad abbandonare le proprie abitazioni a Khartum, la capitale del Sudan, costrette a fuggire a causa delle scorte di cibo che scarseggiano, le interruzioni di corrente e la mancanza d’acqua. Sembra che i civili potessero avere alcune ore di speranza per fuggire. Invece la tregua per motivi umanitari, iniziata intorno le 18 (ore italiane), è durata pochissimi minuti. Così, nonostante la ripresa dei combattimenti, molte persone si sono fatte forza e hanno iniziato a lasciare la città con ogni mezzo a loro disposizione.
I governi hanno iniziato a pianificare l’evacuazione di migliaia di stranieri, tra cui molti dipendenti delle Nazioni Unite. Il Giappone ha annunciato che il suo ministero della Difesa ha iniziato i “preparativi necessari” per evacuare circa 60 cittadini giapponesi dal Sudan.
Lo scontro segue un’aspra disputa tra il capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan e il suo vice, Mohamed Hamdan Daglo, che comanda le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf). Le cause dello scoppio dei combatimenti sono da ricercarsi nella prevista integrazione delle Rsf nell’esercito regolare, una condizione fondamentale per un accordo finale volto a riprendere la transizione democratica del Sudan. Anche mercoledì 19 aprile si sono uditi forti esplosioni e spari, provenienti dalle strade e dagli edifici di Khartum. Alcuni testimoni hanno parlato di colonne di fumo nero provenire dagli edifici intorno al quartier generale dell’esercito nel centro della città.
Sudan, gli ultimi dati sui morti: oltre 270 vittime
Gli ultimi dati a disposizioni delle diplomazie mondiali parlano di oltre 270 vittime civili. Le ambasciate hanno poi aggiunto che si tratta di una “valutazione provvisoria“, poiché nella capitale è problematico l’accesso agli ospedali devastati. “Il bilancio è alto“, si legge in un comunicato firmato da 15 ambasciate, che chiedono di “cessare le ostilità immediatamente e incondizionatamente” dopo cinque giorni di “attacchi contro civili, diplomatici e operatori umanitari“.
La fuga dei soldati verso il Ciad
Non solo civili, anche centinaia di soldati stanno disertando l’esercito regolare per fuggire dalle atrocità della guerra intestina. Oltre 300 militari del Sudan sono fuggiti in Ciad, secondo quanto riferito dalle autorità di N’Djamena, la capitale del Paese. “Sono arrivati nel nostro territorio, sono stati disarmati e detenuti” domenica scorsa, ha dichiarato il ministro della Difesa, il generale Yaya Brahim, in una conferenza stampa.