“Il miglior portiere di riserva della storia del Torino” scrive il quotidiano La Stampa, ma è molto riduttivo perché Franco Sattolo, morto a 86 anni, è vero che era il numero 12 dei granata ma è stato anche un ottimo guardiano dei pali con la maglia della Sampdoria. Negli anni Sessanta, per otto stagioni ha fatto il secondo di Lido Vieri e poi di Luciano Castellini detto Il Giaguaro. Erano due ottimi portieri ma Sattolo riuscì a giocare da titolare 66 partite e in granata ha vinto due Coppe Italia. Poi con la Sampdoria ha disputato 116 gare. Il periodo più difficile della vita per quelli della sua generazione nati in Istria fu quando dovette lasciare la sua terra. Una volta raccontò: “L’unica cosa che ricordo sono le 500 lire che papà mi nascose dentro una scarpa: un dolore indescrivibile per tutto il viaggio”. A Fiume ritornerà per la prima volta dopo 25 anni.
Da operaio della Fiat a numero 1 e la figurina “celomanca”
La Stampa racconta la vita di Sattolo:
“A Torino trova lavoro come operaio presso la Fiat Aeronautica, ma la passione di Sattolo è sempre stata il calcio. Comincia con il Ciriè, poi gioca tra gli altri con il Venaria, dove conosce Alfredo Bodoira, storico portiere di Juve e Toro (dal 1941 al 1946) che lo affina, nella Fossanese e nell’Ivrea. Nel 1966 finisce ai granata per 5 milioni di lire”.
Ha qualità, ma davanti ha Vieri che però si infortuna a una mano e Sattolo debutta nel derby con la Juve. Finisce 0-0 e il granata risulta il migliore in campo. Poi andrà alla Sampdoria dove in quegli anni in porta giocano due bravi numeri 1, Battara e Rosin. Ma anche sotto la Lanterna l’istriano trova il suo spazio e si fa ammirare per la serietà. Per quelli della mia generazione era anche una figurina Panini molto rara. Celomancacelomanca. E Sattolo mancava spesso.
Stefano Bisi