Le indagini relative all’omicidio di Alice Neri, la 32enne trovata carbonizzata a Fossa di Concordia lo scorso novembre, permetterebbero di escludere con certezza il coinvolgimento del “terzo uomo del mistero”. Si tratta di uno dei colleghi con cui la vittima avrebbe avuto dei contatti nei giorni immediatamente precedenti alla sua scomparsa, per molte settimane sospettato di avere un ruolo nella vicenda, ma a quanto pare innocente. Il principale indiziato del delitto resta, quindi, il 29enne di origini tunisine Mohamed Gaaloul, estradato dalla Francia e detenuto nel carcere di Sant’Anna, a Modena.

Omicidio Alice Neri: il “terzo uomo” è innocente

A far nascere dei sospetti nei confronti del cosiddetto “terzo uomo”, il collega da cui Alice Neri avrebbe ricevuto diverse lettere d’amore, rinvenute nel suo armadietto nel corso di una perquisizione, era stata la rivelazione di un testimone, il magazziniere dell’azienda per la quale i due lavoravano, la Wam. Il teste raccontò agli inquirenti di aver notato l’uomo – mai iscritto nel registro degli indagati – riconsegnare, cinque giorni dopo il delitto della 32enne, delle tute da lavoro sporche di terriccio ed erba, chiedendone il ricambio. Un elemento che aveva portato molti a pensare che l’uomo, più volte etichettato dalla vittima come “ossessivo”, potesse essere immischiato nella sua morte.

Stando agli ultimi sviluppi, il gip del tribunale di Modena, Andrea Scarpa, avrebbe però escluso ogni suo possibile coinvolgimento. Sembra infatti che l’uomo, di cui non sono note le generalità, abbia un alibi di ferro. Da qui la decisione, da parte del giudice, di non accogliere la richiesta della difesa del marito della donna, Nicholas Negrini, di far analizzare, in incidente probatorio, i famosi vestiti che egli avrebbe consegnato al magazzino della ditta. Si tratterebbe di “un’investigazione del tutto superflua”, visto che “gli accertamenti sulla localizzazione del telefono e le dichiarazioni sue e della moglie”, congruenti tra loro, permetterebbero di escluderne la presenza nei pressi della scena del delitto.

Il principale indiziato resta, quindi, Mohamed Gaaloul, il 29enne di origini tunisine catturato in Francia e poi estradato in Italia, dove è attualmente recluso. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata l’ultima persona ad avvistare Alice Neri: dopo averla incontrata nel bar in cui lei si era recata con il secondo collega, Marco Cuccui, le avrebbe chiesto un passaggio. Da quel momento non è chiaro cosa possa esserle successo e perché.

L’incidente probatorio e la nuova autopsia sui resti della vittima

Il gip avrebbe però disposto un nuovo incidente probatorio, con udienza fissata al prossimo 28 aprile, su un fazzoletto, due mozziconi di sigaretta, i resti di alcuni anelli e di una spilla trovati sul luogo del ritrovamento del corpo, nelle campagne modenesi. Gli oggetti vanno ad aggiungersi a quelli già in corso di verifica, tra i quali anche i resti di un telefonino e di uno smartphone e i pantaloni che Gaaloul avrebbe indossato la sera della scomparsa della 32enne, sui quali, secondo alcuni testimoni, si sarebbero notate delle tracce di olio.

Non solo: prenderanno il via da oggi, 19 aprile, anche le nuove analisi sui resti della donna. Ad occuparsi degli accertamenti – una sorta di “seconda autopsia” – sarà un super pool di esperti, capitanati dalla consulente Cristina Cattaneo, specializzata in medicina legale e nota per aver preso parte ad altri importanti casi di cronaca italiani. L’obiettivo della nuova perizia è chiarire una volta per tutte com’è morta la giovane mamma. Si cercherà di capire, in particolare, se sul corpo della donna ci siano lesioni compatibili con armi da taglio o di altro tipo e, cioè, se prima di essere data alle fiamme, la 32enne sia stata o meno colpita e se si sia difesa.