Stefano Pioli, da quando è al Milan, ha imparato a indossare la giacca. Per farlo, a volte, ci vuole tempo. Non basta inserire la manica nel braccio, bisogna saper poggiare bene il vestito sulle spalle, renderlo leggero e pratico. Inoltre, senza dubbio, bisogna saper indossare la giacca in grandi palcoscenici. Pioli ha indossato la giacca del Milan e ha deciso di farlo in grande stile, riportando il diavolo rossonero in semifinale di Champions League dopo tanti anni, troppi per chi è abituato a calcare simili palcoscenici.

Diciamocelo, non è abituato neanche Stefano Pioli a raggiungere vette così alte. Buttando fuori il Napoli dalla Coppa dei Campioni il mister di Parma ha raggiunto una vetta alta, forse inaspettata anche per Pioli stesso. L’uomo a un passo dalla finale di Champions parte proprio da Parma a vestire i panni dell’uomo nel calcio. Lo fa da difensore, una sorte di stopper e lo fa con buoni risultati. Non vestirà mai la maglia del Milan, scegliendo quella della Juventus. Nel suo passaggio calcistico, che ha lasciato pochi sussulti ma comunque una buona carriera, sceglierà la strada della Fiorenzuola e del Colorno, le ultime due squadre della sua carriera.

Dal velodromo Attilio Pavesi al Diego Armando Maradona passano quasi venticinque anni. Tutta la carriera da allenatore di Pioli, in poche parole. Una vita del mister che respira le grandi piazze in particolare negli ultimi anni. La Lazio è la sua rampa di lancio, anche se viene cacciato da Roma dopo un derby perso malamente, per 4-1, contro una Roma lanciatissima. Arriva la chiamata della vita, all’Inter, ma arriva in un momento complicato per i nerazzurri. Il saluto, il passaggio alla Fiorentina e poi quella musichetta, quel motivetto che da quando Pioli indossa la giacca del Milan rimbomba nella testa di tutti i tifosi rossoneri: “Pioli is on fire”.

La giacca di Pioli rende grande il Milan: la crescita dei singoli

Grazie a Stefano Pioli in tanti, sotto il Duomo di Milano, trovano nuova linfa vitale. Di Mike Maignan neanche a parlare, lui arriva che praticamente è già un pilastro sul quale fondare un’epopea. Chi invece arriva da Pioli subissato dalle critiche è Davide Calabria. Prestazioni insufficienti, tifosi che chiedono la sua cessione e uno dei giocatori a generare maggiore malcontento. Pioli presta a Calabria la giacca del Milan e lo rende capitano, costante e dinamico. Un uomo che, nel doppio confronto nei quarti di Champions contro il Napoli, annulla Kvicha Kvaratskhelia.

Lo stesso destino benevolo ha baciato la fronte di Rafael Leao. Permane sempre un filo di discontinuità, ma in Champions League, per ora, ha fatto la differenza. Nella sgroppata del portoghese per il gol di Olivier Giroud c’è tutta la libertà che Pioli ha consegnato all’esterno d’attacco. Libertà di esprimersi, libertà di muoversi, l’origine del sorriso del portoghese. Anche Leao ora indossa la giacca, una giacca che come scritta sul petto ha l’acronimo, S.C.L: Semifinale Champions League.

Non si sa se la giacca che Pioli indossa al Milan sarà una giacca sgualcita, un po’ raggrinzita, ma adesso, con questo traguardo europeo, pare brillare di luce propria. Una luce autentica, che Pioli porta avanti con la sua classica esultanza verso il settore ospiti. Pugni chiusi, stretti, un sorriso e un urlo di gioia. Nulla di più semplice, semplicemente bello.