A Roma è caccia alla banda di ladri che svaligia le abitazioni sciogliendo con l’acido le serrature.

Gli episodi sono già diversi nella Capitale e le forze dell’ordine temono che l’astuto meccanismo possa essere emulato anche da altri topi da appartamenti.

Si tratta di una tecnica innovativa che non lascia tracce di strumentazione e in poco tempo consente ai ladri di intrufolarsi nelle abitazioni e fare razzia di oggetti preziosi.

I primi casi registrati sono avvenuti nel weekend pasquale, ma le effrazioni sono aumentate già sette giorni più tardi. Nello specifico l’area colpita riguarda il quartiere del Prenestino e più precisamente in via Renzo da Ceri.

Nel primo caso confermato, una vicina di casa si era preoccupata nel vedere aperto il portoncino blindato di ingresso dell’appartamento accanto pur sapendo che la proprietaria fosse momentaneamente fuori Roma. La donna dunque ha dato l’allarme allertando la vittima dell’effrazione. Al suo ritorno, la proprietaria ha constatato che il portoncino fosse intatto e non ci fossero dunque segni di scasso. Tuttavia la serratura non funzionava più e non era più possibile inserirvi la chiave.

All’interno la conferma del furto subito. L’intero appartamento era stato messo a soqquadro e mancavano diversi oggetti di valore.

Roma caccia alla banda di ladri: serratura sciolta con sostanza chimica

Dopo la segnalazione alle autorità con tanto di denuncia, la donna ha incaricato un fabbro di zona di ripristinare la chiusura del portoncino.

Sono stati poi i tecnici a capire come sia stato possibile l’ingresso nell’appartamento in tutta facilità. Come testimoniato da Alessandro Urbani che si occupa di sistemi di sicurezza, dalla serratura infatti colava uno strano liquido scuro mentre l’interno degli ingranaggi era completamente corroso e sciolto.

“Appena abbiamo rimosso la prima placca ci siamo accorti che dalla serratura colava del liquido. Il cilindro non girava, o meglio poteva farlo anche solo mosso dalla punta di un cacciavite. Ebbene, i cilindri europei erano completamente devastati, sciolti i pistoncini e le piccole molle. Mentre i meccanismi delle serrature hanno retto. Ma a muoverli, appunto, sono le mandate nei cilindri”.

Le prime analisi hanno dimostrato che i ladri abbiano usato una sostanza chimica acida in modo da aprire la serratura. I tecnici che hanno lavorato alla rimozione del pezzo danneggiato hanno evidenziato come la sostanza abbia lesionato la pelle delle loro mani sebbene usassero i guanti.

“Malauguratamente quando siamo andati dal nostro fornitore per acquistare i pezzi da ripristinare, abbiamo tolto i guanti ed entrambi siamo rimasti macchiati di nero sulle dita. Sono passati molti giorni e quei segni ancora non sono andati via”.

Le indagini dei Carabinieri

Non è stato un caso isolato. Nei giorni successivi altre segnalazioni sono arrivate alle forze dell’ordine. Gli inquirenti ritengono che i componenti del gruppo di ladri sia proveniente dall’Est Europa.

Dai riscontri riportati dagli stessi tecnici esperti di serrature e sistemi di sicurezza, la sostanza corrosiva usata non sarebbe reperibile in commercio e la sua aggressività sarebbe superiore sia all’acido muriatico che ai disgorganti idraulici.

I ladri avrebbero dunque confezionato appositamente la sostanza chimica per sciogliere opportunamente gli ingranaggi delle serrature.

Per questo motivo i Carabinieri che indagano ritengono che la banda abbia notevoli conoscenze chimiche e che abbiano competenze nella lavorazione di queste sostanze.

In poco tempo la notizia dell’utilizzo di questa innovativa tecnica si è diffusa tra gli abitanti, specie nella prima zona colpita. I residenti sono molto preoccupati che possano accadere casi simili e sono spaventati per l’impossibilità di difendere le proprie abitazioni.

I Carabinieri hanno assicurato che il metodo è finora poco utilizzato, sebbene sia plausibile che possa diffondersi velocemente e che, se non fermata, la banda possa svaligiare altri appartamenti.

Pare inoltre che già in passato, circa otto mesi fa, ci fossero stati tentativi di intrusione usando una tecnica simile. Allora, gli effetti non furono efficaci e la sostanza usata non riuscì a distruggere i cilindri interni. È possibile dunque che si tratti della stessa banda criminale che col tempo è riuscita ad affinare la tecnica e rendere più efficiente il liquido corrosivo.