La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha concluso, questa mattina, il lavoro relativo al cosiddetto decreto Cutro. Trattasi di un decreto per la regolamentazione della migrazione. Il decreto approderà domani al Senato ma non potrà essere discusso poiché non è stato agganciato al mandato di un relatore. Al termine della discussione di un decreto, infatti, la Commissione competente nomina un relatore al quale conferisce il mandato di riferire sul testo da essa predisposto. Ma questo non è successo. Non è una sorpresa: l‘ostruzionismo attuato dalle opposizioni ha bloccato l’esame degli emendamenti al provvedimento varato dal governo a Cutro dopo il naufragio di una imbarcazione carica di migranti. I gruppi dovranno ora presentare in aula le loro proposte modifiche al testo. Anche il governo presenterà i suoi emendamenti. Ad oggi sono stati esaminati meno di un terzo degli emendamenti al decreto forse – scrive l’AGI – per lasciare il Senato libero di discutere sul decreto per la protezione temporanea alle persone provenienti dall’Ucraina. Alberto Balboni, Presidente della Commissione Affari Costituzionali, ha dichiarato: “Inverosimile che in una o due ore di lavoro si possa esaurire. il presidente del Senato fisserà il termine per gli emendamenti dell’Aula”.

Decreto Cutro: è emendamento su emendamento

Il governo, la scorsa settimana, aveva presentato due emendamenti al testo del decreto originario: uno concernente i centri di accoglienza, l’altro relativo alla norma sulla protezione speciale. Su questo secondo aspetto si è espresso il firmatario dell’emendamento, e Senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri:

Per quanto riguarda l’emendamento sulla protezione speciale facciamo un po’ di chiarezza. Si tratta di materie complesse e c’è stato un lavoro degli uffici legislativi della maggioranza e dei colleghi della prima commissione che ha portato al testo a mia prima firma ma condiviso anche da Lega e Fratelli d’Italia. Questo emendamento non vuole abolire il sistema di accoglienza, pensiamo ad esempio al diritto d’asilo, normato da leggi nazionali e internazionali, ma certamente restringere le maglie. Noi riteniamo però – ha detto a L’Aria che Tira – che la protezione speciale, come esiste in Italia, non esiste in altri Paesi europei.

Questo ha spalancato le porte all’azione dell’opposizione che ha presentato centinaia di sub emendamenti che hanno, evidentemente, rallentato l’ordine dei lavori fino a paralizzarlo nella giornata odierna. La discussione al Senato, quindi, è rimandata. Tenendo comunque conto che il decreto va trasformato in legge entro il 9 maggio 2023.

Le proteste

Nel frattempo, le opposizioni alimentano l’ostilità intorno all’azione del governo. Una protesta che non si sta declinando solamente nelle istituzioni ma anche al di fuori di esse: oggi si è tenuta una manifestazione pubblica organizzata da diverse organizzazioni. Alla quale ha partecipato, sempre più paladina anti Meloni, la Segretaria del PD Elly Schlein. La quale ha dichiarato:

Continueremo a fare opposizione a queste norme disumane, non vogliamo stare dalla parte di un ministro che parla di sostituzione etnica, che è un linguaggio da suprematista bianco.

A far rimbombare le parole di Schlein arriva anche questa dichiarazione dall’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana:

Le divisioni all’interno della maggioranza sulla protezione speciale hanno impedito la prosecuzione dei lavori della prima commissione del Senato sul Dl migranti. La Lega non si è fidata degli alleati e ha mantenuto tutti gli emendamenti sui quali il governo non ha avuto nemmeno il coraggio di dare i pareri. Andiamo in Aula senza relatore dopo una discussione in commissione direi surreale.

Avanti compatti

Il governo si dice convinto di poter arrivare a dama. Diverse voci, da tutti i partiti che compongono il perimetro di maggioranza, hanno confermato che non vi sono spaccature. Il rinvio, dunque, potrebbe essere un fatto meramente tecnico e tempistico. C’è tempo fino al 9 maggio. Pena: la decadenza del decreto.