Sono arrivati in Italia, nella tarda mattinata di oggi, 18 aprile, i familiari di Saqib Ayoub, il giovane fidanzato di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di origini pakistane scomparsa per mesi e poi trovata morta a pochi passi dalla sua abitazione a Novellara, uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato. A farlo sapere, Palazzo Chigi, che ha diramato nelle scorse ore una nota ufficiale in cui esprime la propria soddisfazione per i risultati raggiunti.

Il loro trasferimento dal Pakistan è stato facilitato dai Servizi di sicurezza italiani e dal Consolato a Islamabad, che ha fornito i documenti per il padre, la madre e i fratelli di Ayoub. Palazzo Chigi esprime soddisfazione per il risultato e ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile il trasferimento,

recita il documento. Stando a quanto raccontato dal ragazzo, la sua famiglia in Pakistan sarebbe più volte stata oggetto di minacce da parte dei familiari di Shabbar Abbas, il padre della vittima, attualmente detenuto nel suo Paese d’origine perché imputato insieme ad altri della morte della figlia. Oggi anche l’ennessimo rinvio dell’udienza di estradizione nei suoi confronti.

Saman Abbas fidanzato: arrivati in Italia i suoi familiari

“Restituire un po’ di serenità a questo ragazzo in questo immenso incubo era doveroso. Adesso dritti verso la giustizia per Saman”, hanno dichiarato ai microfoni dell’Ansa i legali che sostengono Saqib Ayoub come parte civile, gli avvocati Claudio Felleti e Barbara Iannuccelli, commentando la notizia del trasferimento dei suoi familiari in Italia. Shabbar, accusato dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della ragazza in concorso con la moglie – attualmente ricercata – lo zio di Saman, Danish, e due suoi cugini, ha sempre puntato il dito contro il giovane, incolpandolo di aver sequestrato e ucciso sua figlia. Del resto, non avrebbe mai approvato la loro relazione.

Per questo Saman si era allontanata da casa con il giovane. Per questo, una volta tornata dopo le insistenti richieste della madre – che le aveva assicurato che nessuno le avrebbe imposto un matrimonio combinato – sarebbe stata uccisa. Il suo corpo era stato ritrovato nei pressi di un capannone abbandonato a pochi passi dall’abitazione in cui viveva con la sua famiglia, a Novellara. A permetterne il ritrovamento, lo zio, sospettato di essere l’esecutore materiale del delitto. Una versione smentita dal diretto interessato che, a suo dire, sarebbe stato messo di fronte all’atto già compiuto, accompagnando i figli a seppellire il corpo della nipote.

I suoi parenti, sostiene, avrebbero voluto uccidere anche lui: per questo lo avrebbero svegliato nel cuore della notte, chiedendogli di accompagnarli. “A pensarci bene la buca era troppo grande per una sola persona e gli altri mi hanno incastrato perché sapevano che parlavo”, ha dichiarato l’uomo, difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti. Secondo lui ad uccidere la 18enne sarebbe stata sua madre.

Rinviata l’udienza per Shabbar in Pakistan

Mentre i familiari del giovane sono arrivati in Italia, cercando di sfuggire alle minacce ricevute in patria dalla famiglia di Abbas, è stata di nuovo rinviata l’udienza di estradizione nei confronti del padre della 18enne, attualmente agli arresti in Pakistan. I giudici hanno infatti deciso di accordare ai legali che lo sostengono altri giorni di tempo per depositare le loro memorie. In attesa del prossimo aggiornamento, previsto per il 20 aprile, l’uomo resta quindi detenuto nella sua città d’origine, Islamabad: a marzo il magistrato della struttura aveva rigettato la richiesta di rilascio su cauzione presentata dai suoi avvocati. Una decisione sulla consegna all’Italia potrebbe arrivare il 26 aprile. Nel frattempo l’imputato aveva fatto sapere di voler partecipare al processo a suo carico presso la Corte d’Assise di Reggio Emilia in videoconferenza. La prossima udienza sarà il 21 aprile.