Tutor a scuola precari, possono farlo anche i docenti supplenti? È il dilemma di questi giorni in vista dell’iscrizione ai corsi di formazione della durata di 20 ore ai quali sono chiamati gli insegnanti che volessero ricoprire, su base volontaria, la figura di tutor o di orientatore per le classi dell’ultimo triennio delle scuole superiori. La situazione varia da istituto a istituto: dei 150 milioni di euro stanziati dal ministero dell’Istruzione per l’anno 2023, occorre innanzitutto verificare quanti soldi sono destinati alla singola scuola di appartenenza. Ciò determina anche il numero dei docenti tutor e orientatori dei quali la scuola potrà fruire. In linea generale, le risorse sono affidate sulla base della popolazione scolastica: più sono gli studenti da sostenere, maggiori sono i fondi assegnati e più aumenta il numero dei docenti tutor da selezionare.
Tutor scuola precari, possono farlo i supplenti?
In questo quadro di risorse e di numero di insegnanti che avranno l’incarico di svolgere anche il ruolo di tutor o di orientatore, le singole scuole potrebbero ricorrere all’assegnazione anche a docenti precari e supplenti, purché si verifichino specifiche condizioni indicate dal provvedimento che ha istituito le due figure. Tra i casi che ben fotografano la corretta applicazione dell’assegnazione del ruolo di tutor, indichiamo quello di una docente di un liceo che ha scritto una lettera all’esperto di Scuola de Italia Oggi, prospettando la situazione del proprio istituto al quale sono stati assegnati 33mila euro per un numero complessivo di incarichi pari a nove. Esauriti gli insegnanti volontari che dovessero candidarsi a questi incarichi, si procederà con l’assegnazione ai docenti precari? Per la risposta al quesito è necessario far riferimento al decreto del ministero dell’Istruzione numero 63 del 5 aprile 2023.
Tutor scuola precari, cosa prevede il decreto e quali sono le condizioni per accedere alla figura
Il provvedimento emanato dal ministero sui docenti tutor a scuola precisa che gli insegnanti che dovessero aspirare alla formazione, dovranno essere preferibilmente di ruolo e avere almeno cinque anni di servizio. Sono inclusi i docenti che abbiano raggiunto questo requisito da supplenti. Inoltre, i candidati all’incarico devono aver svolto già compiti relativi all’orientamento e al tutoraggio, con vari progetti portati avanti, compresi quelli relativi al contrasto all’abbandono scolastico. Infine, i docenti selezionati devono rendersi disponibili per tutto il periodo indicato in tre anni. A queste condizioni, anche i docenti precari possono ricoprire uno dei due ruoli, svolgendo le 20 ore di formazione che sono propedeutiche ai fini della scelta del dirigente scolastico. I termine per iscriversi ai corsi è fissato al 2 maggio prossimo.
Insegnante orientatore, chi può farlo e come si diventa
Il compenso che spetta ai docenti tutor e orientatori per lo svolgimento di uno due ruoli ha natura accessoria essendo una scelta volontaria di ciascun insegnante. Proprio nei giorni scorsi, i deputati Valentina Grippo e Maria Elena Boschi hanno presentato una mozione per i partiti Italia Via e Azione per stabilizzare la figura di docenti tutor sulla base della selezione operata ai sensi del decreto ministeriale numero 63. La Camera discuterà la proposta nella giornata di oggi, 18 aprile, alla Camera. Nella proposta, anche se i due partiti giudicano il finanziamento di 150 milioni di euro come ingente, si richiedono maggiori risorse per ampliare la figura del tutor nelle scuole.
Richiesta di stabilizzazione figura di tutor a scuola
In particolare, Italia Viva e Azione chiedono che, a fronte di un finanziamento che riesce a coprire le spese di un tutor ogni 40 o 50 studenti, siano destinate maggiori risorse affinché la figura possa essere stabilizzata e presente in tutte le classi delle scuole superiori (e non solo del triennio conclusivo) e in tutte le classi degli istituti secondari di primo grado. Inoltre, la stabilizzazione e le maggiori risorse stanziate permetterebbero di abbassare il numero di studenti seguiti da ogni tutor. Le medesime Linee guida introdotte dal ministero dell’Istruzione nell’emanare il decreto – si apprende dalla relazione allegata al decreto ministeriale – ammetterebbero al tutoraggio gli studenti di tutti gli otto anni della scuola secondaria, ponendo obiettivi più elevati rispetto a quanto prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).