Pino Rinaldi Detectives, binomio del momento di uno tra i giornalisti e conduttori più apprezzati in Rai per una carriera costellata di serietà e professionalità e uno stile comunicativo tutto suo. Non a caso in passato è stato firma di punta di “Chi l’ha visto” ma anche di altri programmi come “Commissari” su Rai3 . Torna sul piccolo schermo con il programma di true crime “Detectives – Casi risolti e irrisolti” in onda su Rai2 da sabato scorso in seconda serata e rivedibile su RaiPlay. La struttura dello show e la meticolosità con cui ha lavorato la redazione, l’anchorman le ha raccontate  in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al giovedì in pieno drive-time e in radiovisione sul canale 264 del digitale terrestre dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.

Pino Rinaldi Detectives, l’aiuto della Polizia

“Voglio restituire alle persone un senso di giustizia, la certezza che non saranno sole nelle difficoltà. Ecco perché abbiamo collaborato con la Polizia, per mostrare che alle soluzioni si arriva solo grazie all’istinto e alle capacità investigative. E’ un programma che ha al centro l’aspetto umano dell’investigatore. E’ un prodotto interessante e non banale, che dà l’idea di una Polizia vicina alle persone. Guardandolo viene fuori l’aspetto tecnico degli investigatori, ma anche quello umano. Il fatto che i casi irrisolti rimangano nella coscienza dei professionisti fa capire in che modo la Polizia affronta il lavoro. E’ incoraggiante saperlo.” 

Pino Rinaldi Detectives, di cosa parla il programma

“Questo programma ha tutte le intenzioni di entrare nel filone del servizio pubblico e di provare a rimettere tutte le cose in fila. L’edizione sarà composta da sei puntate, nelle quali racconterò quattro casi irrisolti e tre risolti. Perché sette? Perché un delitto di Roma è sia l’uno che l’altro. La sua forza è che, in diversi appuntamenti, esce fuori la grande umanità dei poliziotti, che spesso sono riusciti a risolvere le inchieste solo grazie all’istinto e alle loro capacità investigative.” 


Sui misteri nelle indagini

“Purtroppo spesso la realtà supera l’immaginazione e Detectives lo mostra. Considerate che per raccontare un caso è necessario avere tutte le carte in mano e conoscere alla perfezione la vicenda perché le apparenze ingannano. Per esempio, tra i casi di cui parliamo, c’è quello di un uomo che era scomparso da tempo. Dopo quattro anni hanno ritrovato il suo borsello con i documenti. A fianco, poi, c’era uno scheletro. Nonostante le apparenze iniziali, gli investigatori hanno stabilito che quello scheletro era composto dalle ossa di cinque diverse persone. Le forze dell’ordine hanno lavorato in modo incessante sul ritrovamento, che però non ha portato ad alcun risultato”.

Sul caso più sconvolgente

“Quale caso mi ha colpito maggiormente? Casa mia è nel quartiere Prati di Roma, con la sede di Viale Mazzini a due passi, e anche per questo ho seguito la storia in gioventù del delitto di via Poma. Non riesco a dimenticare quella storia, come ovviamente il caso Orlandi. Poi certo ho ben impressa la confessione che mi ha fatto in una notte che diventa alba Ferdinando Carretta a Londra di aver sterminato la famiglia. Mi disse non mi tradirai, posso ripensarci. Ero terrorizzato. Mi ricordo che chiamai la mia analista. Per fortuna poi tutto si risolse e venne in Italia.” 

Sulla collaborazione con Fabrizio Berruti

“Fabrizio Berruti firma con me il programma. Ho grande stima per lui, è un giornalista serio e preparato. Lo dimostra anche il successo del suo libro “Gabriel. Non ho ucciso nessuno” di cui d’altronde avete parlato anche voi nella giungla.”

Ecco il link del podcast dell’intera intervista a Pino Rinaldi:

https://www.radiocusanocampus.it/it/pino-rinaldi-detectives-casi-risolti-e-irrisolti-15042023