“È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia, ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale”. Si intitola ‘Un autunno d’agosto’ il libro nel quale Agnese Pini – direttrice de La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e Quotidiano Nazionale – racconta l’eccidio nazifascista che ha colpito la sua famiglia, la strage dimenticata di San Terenzo Monti nell’agosto del ’44. Scrivere di una vicenda che ti ha colpito è una sorta di terapia, ti aiuta a superare un dolore e una ferita che è rimarginata ma la cicatrice resta e, forse, è questo il motivo principale per cui la giornalista ha scritto il libro, un testo da leggere e che stimola ognuno di noi a portare a galla i pesi indicibili che ci portiamo dentro.
A San Terenzo Monti quel 1944 fu “un autunno d’agosto”
“La storia raccontata in questo libro può diventare un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio”, afferma l’autrice. In quell’estate del 1944 a San Terenzo Monti, paese di poche centinaia di abitanti tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise 159 persone, in prevalenza donne e bambini tra cui la bisnonna di Agnese Pini. A distanza di quasi ottanta anni da quella vicenda, la bambina che ascoltava il racconto dalla nonna è diventata giornalista e ha scritto un libro: “Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito che quel capitolo era tutt’altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni” spiega Pini.
Stefano Bisi