Due residenti di New York sono stati arrestati dall’FBI perché sospettati di gestire una “stazione di polizia segreta” nella Chinatown di Manhattan per conto di Pechino. Altri quarantaquattro che rimangono latitanti sono stati accusati di aver preso di mira e intimidito dissidenti cinesi negli Stati Uniti.
New York, 2 arrestati e 34 accusati per stazione segreta di polizia cinese
L’ufficio del procuratore degli Stati Uniti ha annunciato l’incriminazione di due persone per l’apertura e la gestione di una stazione di polizia illegale nella Chinatown di Manhattan (New York) che avrebbe lavorato su ordine della polizia nazionale cinese per rintracciare e perseguire residenti cinesi critici nei confronti delle autorità di Pechino.
Le persone tratte in arresto sono Lu Jianwang, 61 anni, del Bronx e Chen Jinping, 59 anni, di Manhattan e sono stati accusati di aver cospirato per agire come agenti del governo cinese senza informare le autorità statunitensi, e di ostruzione alla giustizia distruggendo prove di comunicazioni con un funzionario dal Ministero della Pubblica Sicurezza cinese (MPS), hanno detto i pubblici ministeri di Brooklyn.
I due, secondo il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, hanno lavorato insieme per istituire la prima stazione di polizia all’estero negli Stati Uniti per conto del Ministero della pubblica sicurezza cinese.
“Questa accusa rivela la flagrante violazione della sovranità della nostra nazione da parte del governo cinese, istituendo una stazione di polizia segreta nel centro di New York City“, ha dichiarato Breon Pearce, il principale procuratore di Brooklyn.
I due imputati hanno ammesso di aver cancellato le conversazioni tra loro e con il funzionario dell’MPS dopo aver appreso dell’indagine dell’FBI. Se condannati, sia il signor Lu che il signor Chen rischiano fino a 25 anni di carcere.
I pubblici ministeri federali hanno accusato più di una dozzina di cittadini cinesi e altri di aver condotto campagne di sorveglianza e molestie contro i dissidenti che vivono negli Stati Uniti, anche tentando di rimpatriare con la forza persone che la Cina considerava latitanti.
Le accuse arrivano mentre il Dipartimento di Giustizia intensifica le indagini su quelli che chiamano tentativi di “repressione transnazionale” da parte degli avversari statunitensi