«Être allié ne signifie pas être vassal (…) ne signifie pas qu’on n’a plus le droit de penser tout seul».
“Essere alleati non significa essere vassalli, né che non abbiamo più il diritto di pensare da soli”. È bastata questa dichiarazione del Presidente francese Emmanuel Macron per mandare in crisi il sistema atlantico e i rapporti fra Europa e Washington. E a mandare fuori rotta l’alleanza non è stata la questione del conflitto russo-ucraino, bensì un suo riflesso: il ruolo della Cina.
Pechino verso Taipei
Nella crisi fra Europa e Stati Uniti molto, se non tutto, è riconducibile al piano di pace proposto settimane fa dal ministero degli Esteri di Pechino, alla fine di diversi bilaterali tanto occidentali quanto con la Federazione Russa. Un piano che passava anche e soprattutto per una scelta di vocaboli ben preciso: in particolare il modo in cui è stato trattato quello relativo a sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi. In questo modo, Pechino è riuscita a ribadire come Taiwan sia parte della Cina. Seguendo infatti la dottrina del Presidente cinese Xi Jinping, dogmatica per quanto riguarda l’unica e sola Cina, di cui l’isola viene ritenuta parte integrante, le tensioni intorno a Taipei si sono riaccese. Complice anche il nuovo incontro fra speaker della Camera degli Stati Uniti e la presidente di Taiwan: se lo scorso agosto fu Nancy Pelosi a visitare l’isola, stavolta è stata la Presidente Tsai Ing-Wen a recarsi a Los Angeles per incontrare Kevin McCarthy. Una visita che ha innervosito non poco Xi che, nonostante il suo proverbiale sorriso, ha deciso di rispondere in modo muscolare all’amicizia fra Taiwan e Washington. Tre giorni di esercitazioni militari, mentre l’occidente festeggiava la Pasqua, per simulare – almeno per il momento – “l’accerchiamento totale” dell’isola e bombardamenti mirati, con l’impiego di decine di aerei militari.
Taiwan al centro della crisi fra Europa e Stati Uniti
Così hanno funzionato come benzina sul fuoco le parole di Macron, dopo una visita che ha portato il Presidente francese e quella della Commissione europea Ursula Von der Leyen a Pechino: un meeting che voleva dimostrare un’Europa unita e che invece ha mostrato al mondo intero la fragilità del Vecchio Continente.