Chi può andare in pensione 5 anni prima? Come funziona lo scivolo di 5 anni? Quanto si perde andando in pensione 5 anni prima? L’INPS riconosce al lavoratore la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro di 5 anni, rispetto all’età pensionabile. Si tratta delle condizioni contenute in diverse misure, qualcuna prorogata fino al 2025, altre in vigore (per ora) solo per l’anno corrente.

Vediamo ora, come funziona lo scivolo di 5 anni per la pensione.

Chi può andare in pensione 5 anni prima?

Nella bozza del decreto Lavoro è contenuta la proroga del contratto di espansione fino al 2025. Si tratta di una possibilità per i lavoratori a cui mancano almeno 5 anni dal pensionamento.

Purtroppo, non tutti i lavoratori possono accedere a questo trattamento, in quanto, molto dipende dalla presenza dei requisiti normativi a carico dell’azienda.

Le prime regole portavano allo scivolo richiedibile dall’aziende composte da carico iniziale di almeno 500 lavoratori. Fortunatamente, tale condizione è stata ridimensionata a 50 membri lavorativi. 

Il contratto di espansione viene utilizzando in ambito aziendale, laddove esistono i presupposti per mandare a casa i lavoratori più anziani, dando spazio ai giovani. Non solo.

Le condizioni per innescare lo scivolo possono essere tante tutte legate all’andamento dei piani previsionali aziendali.

In ogni caso, parliamo di un meccanismo previdenziale regolamentato dall’articolo 41 del decreto Legislativo numero 145/2018.

Nonostante, la natura iniziale del tutto sperimentale la misura è stata rinnovata sistematicamente di anno in anno.

Per ora, lo scivolo di 5 anni resterà attiva sino al 2025.

 Quali sono i requisiti per andare in pensione 5 anni prima?

Per quanto riguarda i lavoratori, possono accedere allo scivolo coloro a cui mancano almeno 5 anni dal pensionamento.

Pertanto, occorre considerare che la pensione di vecchiaia viene rilasciata a 67 anni e 20 anni di contributi, mentre la pensione anticipata ordinaria con 42 o 41 anni e 10 mesi di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica.

 Come funziona lo scivolo di 5 anni?

Il problema è che il lavoratore non ricevere la pensione, ma bensì, lo strumento garantisce un’indennità per raggiungere la pensione in tranquillità.

Per questo, l’Ente nazionale della previdenza sociale si impegna a versare un sussidio al lavoratore, dopo l’accordo sottoscritto dalle parti centrali inquadrate dalla normativa obbligati a rispettare il patto di convenzione.

Nello specifico, l’accordo dovrà essere sottoscritto da: INPS, datore di lavoro, parti sociali e lavoratore.

Le aziende che attivano il meccanismo di espansione si impegnano ad assumere nuova forza lavoro.

Pensione anticipata 2023: Isopensione scivolo di 7 anni

Sia l’isopensione che il contratto di espansione sono interventi realizzabili dall’azienda tenendo conto di diverse circostanze.

Prima di tutto, l’isopensione permette di anticipare la pensione sino a 7 anni di età. Per questo, attraverso questo strumento i lavoratori possono collocarsi a riposo già a 60 anni di età, rispetto alla pensione di vecchiaia. Oltretutto, al lavoratore vengono garantiti i versamenti contributivi.

Alla luce di queste considerazioni, appare chiaro che lo strumento isopensione incamera più vantaggi per il lavoratore che per l’azienda. Infatti, il lavoratore con la continuità degli accrediti contributivi potrà ricevere un assegno pensione molto più alto.

Anticipo pensionistico Ape sociale: scivolo di 4 anni e 3 mesi

Infine, l’ultima misura che accompagna il lavoratore alla pensione è l’anticipo pensionistico Ape sociale. Non un trattamento facilissimo da ricevere per colpa delle svariate condizioni legate al rilascio dell’indennità economica.

Innanzitutto, ricevono l’Ape sociale coloro che maturano 63 anni di età correlata a un’anzianità contributiva di 30,32 e 36 anni.

L’anticipo è riservato a determinate categorie di lavoratori. L’Ente nazionale della previdenza sociale non attiva un protocollo di obblighi o accordi tra l’azienda, parti sociali e lavoratori.

La strada pianificata permette di ottenere un assegno del valore massimo di 1.500 euro lordi fino alla pensione.

 Il problema è che l’Ape sociale non è una misura reversibile, poi non prevede l’applicazione di maggiorazioni e, infine, viene garantita per 12 mesi.