Si chiama Dengue il nuovo virus proveniente dalle zanzare e in grado di generare febbre alta. Il fenomeno è piuttosto recente, con alcuni Paesi che hanno visto una vera e propria ondata di casi. L’Argentina in primis, dove oltre 28mila persone sono state contagiate, e dove il numero di decessi è in aumento pur risultando limitato (22). Molti di essi, quasi il 90%, ha contratto l’infezione sul territorio nazionale.

Un elemento di grande rottura rispetto a quanto accaduto invece in Europa, dove i casi (Italia compresa) arrivano da turisti. A Ibiza è già allerta per chi visiterà la perla delle Baleari, con le autorità sanitarie che denunciano la presenza di possibili focolai come già accaduto nella scorsa estate. Il rischio è classificato come “moderato”.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato un aggiornamento a inizio aprile, con una prospettiva non certo ottimistica:

Circa la metà della popolazione mondiale è ora a rischio di Dengue, con un numero stimato in 100-400 milioni di infezioni che si verificano ogni anno

Bollettino Oms

Lo scenario è in crescita come numero di focolai, il che fa capire che ci sono zone circoscritte. Tuttavia, l’esperienza covid insegna che in un mondo globalizzato nulla è davvero confinato a un determinato territorio. All’interno di quel report, inoltre, l’Oms attribuisce le cause dell’aumento del fenomeno al cambiamento climatico, alla deforestazione e all’urbanizzazione. Elementi che consentono alle zanzare di adattarsi meglio ai nuovi ambienti e di diffondere ulteriormente il rischio di infezione.

Dal canto suo, l’Oms ha attivato nel 2022 il Global Arbovirus Initiative, un programma specifico che consenta di rispondere in modo puntuale alle infezioni da arbovirus (di cui Dengue fa parte). Il focus sarà concentrato sul monitoraggio del rischio, la prevenzione pandemica, la preparazione, il rilevamento e la risposta, e la costruzione di una coalizione di partner.

Dengue, qual è il caso zero in Europa

Il caso della turista inglese contagiata a Nizza, in Francia, non è il primo in assoluto ma conferma la tendenza esponenziale all’aumento (oltre alle modalità di trasmissione). Nel Paese transalpino sono almeno tre i focolai attivi. La cronaca racconta di questa donna di 44 anni, che si è recata in ospedale con febbre, mal di testa e dolori muscolari. Oltre a questi sintomi abbastanza generici, presentava anche delle macchie rosse e il viso estremamente pallido. I medici si sono insospettiti poiché anche altri componenti della famiglia hanno manifestato output analoghi. Da qui la decisione di creare un asse tra Nizza e Londra, dove gli esami di laboratorio hanno confermato l’infezione da Dengue.

L’infezione, trasmessa dalle zanzare Aedes, è anche conosciuta come febbre “rompighiaccio” o “spaccaossa” a causa del dolore intenso che provoca. L’incidenza delle infezioni causate da arbovirus – come Dengue, Zika e Chikungunya, è cresciuta notevolmente in tutto il mondo negli ultimi decenni. Di norma gli ambienti prediletti per infestare l’uomo con le loro punture sono quelli caldi, subtropicali.

Sulla scia di questo episodio, risalente a settembre 2022, ha fatto sì che si sviluppasse una letteratura sempre più ampia sul tema. A tal proposito, i medici presenteranno un caso di studio al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2023), riguardante una paziente che non ha necessitato di cure mediche. La donna è stata contagiata insieme ad altre 30 persone mentre si trovava in Costa Azzurra.

Febbre Dengue, quali sono i sintomi

Febbre Dengue, quali sono i sintomi e il suo indice di trasmissibilità.

Da un punto di vista clinico, siamo davanti a malattia infettiva causata da quattro varianti dello stesso virus (denominate Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4). La principale responsabile è la Aedes aegypti, una zanzara delle aree tropicali, mentre in Europa molti casi sono riconducibili alla zanzara tigre (nome in codice Aedes albopictus). La contrazione della malattia, inoltre, non protegge ulteriormente l’infetto, ancora vulnerabile se contagiato dalle altre varianti.

La trasmissione tra esseri umani non avviene direttamente, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. I sintomi compaiono già dopo pochi giorni e sono quelli descritti poco sopra: febbre alta, mal di testa lancinanti e ripetuti, dolori muscolari, vomito e nausea. Una piccola percentuale intorno al 5% ha manifestato anche difficoltà respiratorie. Il tasso di mortalità è estremamente variabile, con picchi fino al 40% se la malattia diventa emorragia. Il 75% dei casi è asintomatico, almeno alla prima infezione, altrimenti il corpo reagisce in maniera incontrollata. Non ci sono cure o terapie se non per chi ha già contratto il virus, i vaccini sono ancora in fase di sviluppo.