Nel 2024 saranno quaranta anni dalla scomparsa di Nicolò Carosio, il “padre” dei radiocronisti e telecronisti di calcio, per trentasette anni (1933-1970) in attività. Cominciò il primo gennaio a Bologna per la partita amichevole Italia-Germania ed ebbe la possibilità di raccontare le vittorie della nazionale di Vittorio Pozzo ai mondiali del ’34 e del ’38.
Alcuni neologismi ancora in uso nel linguaggio giornalistico sono stati introdotti proprio da Carosio che diceva “rete”, anziché goal; “calcio d’angolo” e non corner; “traversone” invece di cross. Era un italianissimo giornalista, eppure aveva imparato il mestiere in Inghilterra dove aveva seguito il padre che si era trasferito per motivi di lavoro.
Da ricordare come merita il padre dei radiotelecronisti italiani
Passò dalla radio alla televisione che nel 1954 iniziò le trasmissioni e anche in questo caso diventò famoso un suo neologismo, “quasi rete”, che indicava un’azione di gioco finita fuori di poco dallo specchio della porta o sul palo. La sua popolarità venne utilizzata, nel ’67 e nel ’68, per pubblicizzare lo pneumatico Cinturato Pirelli durante Carosello, la trasmissione pubblicitaria dopo la quale i bambini dovevano andare a letto. Nel centenario della nascita, il 15 marzo 2007, le Poste italiane hanno dedicato un francobollo alla sua memoria. Al quarantennale della morte manca un anno e sarebbe giusto che almeno l’Ordine dei giornalisti ricordasse in maniera degna il padre dei radiotelecronisti.
Stefano Bisi