Riforma pensioni quota 41 e tutte le altre misure in arrivo nel 2024: permane qualche speranza per i lavoratori precoci, mentre sono allo studio le proroghe di opzione donna e Ape sociale. Resta da confermare la pensione minima a 600 euro. Tra le misure di punta, ci potrebbe essere una rivisitazione di quota 103, il cui termine di sperimentazione è fissato al prossimo 31 dicembre. È questo il quadro complessivo della riforma previdenziale da quanto risulta indicato nel Documento di economia e finanza (Def) approvato la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. Il governo dovrà trovare almeno un miliardo di euro da mettere nella legge di Bilancio 2024 per tutte le misure. Cifre al ribasso, comunque, ma per la prossima Manovra Palazzo Chigi dovrà racimolare almeno 20 miliardi.

Riforma pensioni quota 41 e le altre novità in arrivo nel 2024: quali sono?

È un enorme cantiere la riforma delle pensioni per il 2024 con misure ancora da studiare e risorse da trovare. Al momento, tuttavia, i tavoli che si erano svolti fino a febbraio scorso al ministero del Lavoro alla presenza dei sindacati risultano interrotti. Si riprenderà in autunno per le misure da approvare nella nuova legge di Bilancio. Qualche speranza persiste su quota 41, almeno secondo quanto riferito del sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon. Una quota 41 secca, senza requisiti di età e di alcun tipo, rispetto alla misura attuale, potrebbe essere introdotta ma solo per specifiche categorie di lavoratori. A proposito di categorie lavorative, potrebbe essere ampliato il numero delle mansioni utili per i lavori gravosi e faticosi. L’allargamento è utile ai fini dell’accesso all’Ape social e alla quota 41 attualmente in vigore, quella che prevede un anno di contributi versati entro il 19esimo anno di età.

Riforma pensioni 2024, la situazione di quota 103, Ape social e opzione donna: quali novità?

Una misura di pensione anticipata che sta riscontrando consensi per la proroga al 2024, almeno per i costi contenuti, è quota 103. La proroga riporterebbe una voce di spesa nella legge di Bilancio probabilmente per meno di 572 milioni, che sono state le risorse per la sperimentazione del 2023. È plausibile che la misura non incontri il favori di tanti lavoratori prossimi alla pensione per il tetto di assegno mensile e perché non permette di continuare a lavorare. Con uscita a 63 anni, dovrebbe essere riproposta nuovamente l’Ape sociale che, nel 2023, ha avuto un costo di 134 milioni di euro. Capitolo a parte per l’opzione donna: che venga riproposta nella versione del 2023 che permetterà l’uscita ad appena 2.900 lavoratrici, o meno, la misura genererà una spesa di circa 150-200 milioni di euro.

Aumenti pensioni, bonus contributivo e pensioni minime 600 euro: ultime notizie

Due misure in vigore nel 2023 attendono la conferma per il prossimo anno. La prima è il bonus Maroni, lo strumento che consente ai lavoratori che raggiungano i requisiti per la pensione anticipata a quota 103 di poter scegliere di continuare a lavorare. In questo caso, il bonus riflette il 9,19% dei contributi a carico dei lavoratori che vengono anticipati nella busta paga in caso di proseguo e di rinuncia alla pensione. Per il 2023 questa misura ha previsto un capitolo di spesa di oltre 10 milioni di euro. Da confermare anche le pensioni a 600 euro per i pensionati over 75 anni di età. Rispetto al minimo Inps di 570 euro, i 30 euro di differenza sono finanziati per il 2023 da 270 milioni di euro. Sicuramente su questo capitolo il partito di maggioranza dovrà vedersela con Forza Italia che premerà per la conferma nel 2024.

Indicizzazione assegni pensionistici 2024: ci sarà?

In attesa della ripresa dei tavoli per la riforma delle pensioni del 2024, c’è da considerare che alla fine dell’anno usciranno i dati dell’inflazione registrata durante il 2023. E quindi, analogamente a quest’anno, anche per il prossimo le pensioni andranno indicizzate a un tasso superiore a quello degli anni precedenti la crisi in Ucraina. Per questo capitolo, sicuramente, il governo dovrà incrementare la quota di spesa previdenziale a fine anno. Infine, nell’Osservatorio della spesa previdenziale, istituito qualche settimana fa al ministero del Lavoro, dovranno essere monitorate le uscite finanziarie ma anche proporre soluzioni flessibili in vista della riforma. Da questo punto di vista, tra i compiti dell’Osservatorio, vi è quello di rafforzare la staffetta generazionale per il prossimo anno, con misure che potranno anche prevedere il part time per i lavoratori prossimi alla pensione.