I fratelli Pietro e Giuseppe Castagna, dopo la riapertura del caso sulla strage di Erba, sono tornati a parlare della vicenda attraverso un commento su Facebook: i due, nella strage hanno perso la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipote di due anni, Youssef Marzouk.

Il post dei fratelli inizia spiegando: “Non risponderemo più a nessun giornale o altro. Noi non diremo nulla. Era il 2018 che scrivevo questo, speravo fosse finita ma ci risiamo. Questo era e rimane il nostro pensiero.” Nel proprio post apparso sul profilo Facebook di Pietro Castagna, ci si sofferma sulla superficialità della tv:

Purtroppo la superficialità è meno faticosa del pensiero consapevole, ed essendo quindi più facile, trova spesso terreno fertile in persone incapaci di capire che qualcuno sta vendendo delle menzogne spacciandole per verità, manipolando, omettendo riducendo ad arte… perché è più facile farsi convincere che capire.

Il messaggio dei fratelli Castagna: “Anni di processi, non 10 minuti di tv”

Nella seconda parte del loro “comunicato”, i fratelli Castagna continuano l’invettiva contro un processo che dal loro punto di vista non va contaminato con le partecipazioni ai programmi televisivi:

Noi abbiamo vissuto anni di processo visto decine di periti, ascoltato centinaia di ore di dibattiti, non dieci minuti di trasmissione tra uno stacchetto della Marcuzzi e l’altro. Ma davanti a una corte di primo grado a Como, di secondo grado a Milano e infine una corte di cassazione a Roma. In anni di processo, tre gradi di giudizio davanti a 26 giudici e a noi parenti delle vittime. Non siamo andati in tv, non davanti a quel perverso meccanismo che deve vendere delle torbide menzogne.”

I fratelli continuano scrivendo che dietro a tutto ciò, “ci sono delle persone con sentimento e delle vittime. Non è un prodotto o una nomination al Grande fratello. Non è una discussione da bar, non un rigore mancato in campo. Ci sono delle persone, con una vita e di quello che ne è rimasta. Che da anni prova a sopravvivere a questo meccanismo, è profondamente ingiusto.”

Pietro e Giuseppe Castana, infine, si dicono indignati per quelle persone che “definiscono i colpevoli, Olindo e Rosa, come delle vittime innocenti, definiti addirittura come un gigante buono e una gracile signora. Questi due hanno ucciso la nostra madre, nostra sorella e nostro nipote. Hanno tentato di uccidere Mario, spezzando dopo pochi anni la sua vita e quella di nostro padre.