Cinquant’anni fa scoppiava l’incendio che avrebbe distrutto una famiglia. Cinquant’anni fa a Primavalle il rogo appiccato da un gruppo di militanti di Potere Operaio bruciava la Casa di Mario Mattei, segretario della sezione “Giarabub” del Movimento sociale italiano. Ma in quella che è “una pagina nera” della storia italiana persero anche la vita due persone. I figli di Mario, Virgilio e Stefano, di 22 e 8 anni.

Giampaolo Mattei, all’epoca di solo 4 anni, è il fratello di Stefano e Virgilio. Oggi ha un’associazione con cui vuole far sì che la memoria sia utilizzata come come strumento di cultura e informazione. Mattei racconta a Tag24 cosa significa l’anniversario dei 50 anni dal rogo di Primavalle.

Un pensiero sul 50 anniversario, cosa significa?

“Il cinquantesimo forse per i media significa tanto, ma per noi significa come il 49esimo, il 48esimo. Magari a livello di comunicazione ha un significato particolare, ma per le nostre attività non ha tanto significato di più di quello dello scorso anno. Però quest’anno ovviamente anche noi ci siamo adeguati a fare determinate situazioni, ad esempio con l’emissione del francobollo, e la bella cerimonia in Campidoglio con esponenti del Governo e amici che ci sono sempre affianco nelle attività dell’Associazione”.

Viene ricordato nel modo giusto dalla politica?

“No, assolutamente no. La politica è molto distante nel gestire la memoria e come usare la memoria come strumento di cultura e informazione. Purtroppo la politica usa la memoria come strumento di propaganda e strumentalizzazione. Quando si parla degli anni di piombo e le vittime, si ricordano sono gli opposti dei terrorismi e non si va mai oltre”.

Con questo governo di centrodestra si aspetta un ricordo o una vicinanza in più rispetto ai governi precedenti?

“No, non mi aspetto niente. Prima di tutto perché l’associazione è apartitica ed è lontana da qualsiasi tipo di simbologia politica. Se questo Governo ascolterà le nostre istanze per una sua sensibilità maggiore a determinate tematiche come il mio discorso che ho fatto oggi in sala Protomoteca ben venga. Ma non credo sia soltanto un discorso politico. Questi discorsi noi li facciamo e li proponiamo da anni. Alcune volte sono stati compresi, altre no. Che ci sia un governo di destra, di centrodestra o di centrosinistra, per noi come associazione non cambia nulla”.

Lei ha qualche ricordo di quello che è successo?

“No, per fortuna no. Avevo solo 4 anni”.

Quanto è fondamentale il ricordo?

“Più che il ricordo, è fondamentale la memoria e ormai la storia. Dopo 50 anni cominciamo a parlare di storia. La memoria è importante nel momento in cui non c’è stato, non solo per la tragedia di Primavalle ma per gli anni di Piombo, un iter giudiziari per nessuno che sia stato idoneo per gli accadimenti. Ogni situazione che è accaduta negli anni di Piombo, c’è sempre qualcosa a livello giudiziario che non quadra. Ci sono molte famiglie che addirittura non hanno avuto una indagine o un percorso giudiziario. Questo ha portato a una ingiustizia sociale che ancora si ritrova oggi nelle famiglie e nei conoscenti delle vittime”.

Come associazione cosa chiedete?

“Noi chiediamo che le associazioni, quelle serie, che fanno memoria come strumento di cultura e informazione vengano prese ad esempio e venga presa l’idea di creare percorsi strutturali di memoria nelle nostre città e nella nostra Nazione sugli anni di Piombo”.