In un’intervista l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, ha dichiarato di sentirsi delusa dopo l’incontro-lampo con il Promotore di giustizia del Vaticano, Diddi, e l’aggiunto Peroni. “Sono dispiaciuta della strumentalizzazione – spiega – Il mio invito è a tornare alla volontà del Papa rispetto alle indagini.”
Per quanto riguarda la lista dei nomi il legale della famiglia Orlandi ha preferito non indicare le fonti delle informazioni al pubblico ministero, rifadendosi al segreto professionale. Su questa scelta ha spiegato che:
I nomi li ha fatti Pietro Orlandi. Ha indicato una lista di quasi trenta persone. Io sono tenuta al segreto professionale, all’inviolabilità della difesa che garantisce e tutela la nostra costituzione.”
Per quanto riguarda le “abitudini” di Papa Wojtyla dopo lo scoop svelato in televisione l’avvocato Sgrò ha spiegato che “Pietro non ha fatto altro che riferire cose già note. Per correttezza ha ritenuto opportuno di proporre all’attenzione degli inquirenti cose di cui era a conoscenza. Adesso toccherà al Promotore di valutare. Questo audio – riferendosi a quello del membro della Banda della Magliana – era stato pubblicato da un giornalista investigativo, Alessandro Ambrosini, lo scorso nove dicembre sul suo blog. Ditemi, cosa c’entra Pietro?”
Il legale: “Torniamo alla volontà del Papa rispetto alle indagini”
I media del Vaticano spiegano che l’avvocato e la famiglia Orlandi si sono rifiutati di rivelare da dove arrivano le informazioni e allo stesso tempo “non stanno collaborando con le indagini.” Il legale della Famiglia Orlandi poi, ha concluso dicendo che:
“Mi sento strumentalizzata. In questi giorni ho provato ad abbassare i toni ma loro non intendono evidentemente proseguire su questa linea, e mi dispiace. Non è la strada giusta da seguire. Un legale non può e non deve rivelare le sue fonti. Questa cosa alzerà sicuramente i toni delle indagini. Non è vero che non collaboriamo. Anzi, Pietro ha riferito tutto quello che sa, ha depositato una memoria e indicato quasi trenta testi. Il mio invito – dice – è quello di tornare alla volontà del Papa rispetto alle indagini.”