Quando prenderà di pensione con 28 anni di contributi? Chi può avere la pensione a 64 anni con 28 anni di contributi? Quando le lavoratrici ottengono l’anticipo pensionistico a 63 anni con 28 anni di contributi? Molti lavoratori sono scoraggiati dall’indisponibilità di un sistema previdenziale sempre più rigido, altri tentano ogni strada possibile per agganciarsi alle riserve pensionistiche. Si punta alle prestazioni che permetto di ritirarsi dal lavoro a 64 anni di età con 28 anni di contributi, sapendo che le regole ordinarie più vicine a un pensionamento con una contribuzione ridotta, portano da 67 anni di età e 20 di contributi (pensione di vecchiaia).
Attenzione, non è così facile accedere alla pensione contributiva anticipata con meno di 30 di contributi, specie considerando che Quota 103 prevede un requisito anagrafico pari a 62 anni di età, se presente anche il criterio contributivo pari a 41 anni di versamenti.
Mentre, i requisiti ordinari disposti dalla normativa vigente per l’anticipo pensionistico Ape sociale, portano a 63 anni di età e 30 anni di contribuzione. E, ancora, in alcuni casi il requisito contributivo sale a 32 anni di versamenti e per alcune tipologie di lavoro fino a un’anzianità contributiva pari a 36 anni. Esistono, poi, l’eccezioni che permettono alle lavoratrici di ottenere un anticipo pensionistico a 63 anni di età con 28 anni di contributi.
Osserviamo ora, nel dettaglio, quali sono le principali caratteristiche che permettono la pensione anticipata contributiva con 28 anni di contributi e quando le lavoratrici possono richiedere un’indennità di pensionamento.
Pensione anticipata contributiva: ecco quando e perché bastano 28 anni di contributi
Nell’anno più difficile per i lavoratori, che non vedono migliori alternative alla pensione anticipata ordinaria, la misura che prevede l’uscita con 28 anni di contributi, è (forse) l’ultima speranza per schiodarsi dal lavoro senza maturare 41 o 42 anni e 10 mesi di contribuzione.
Più nel dettaglio, il riferimento normativo riguarda la legge Dini, ovvero coloro che richiedono la liquidazione della pensione integralmente con il sistema contributivo.
In sostanza, un passaggio dovuto per coloro che hanno iniziato a maturare una contribuzione dal 1° gennaio 1996, mentre diventa una condizione richiedibile per chi ha perfezionato un montante contributivo sia nel retributivo che contributivo.
D’altronde, rientrano nei contributivi puri, coloro che richiedono il computo nella Gestione separata con la liquidazione del trattamento attraverso il metodo contributivo, specie per l’anzianità contributiva maturata prima del 1996.
La pensione anticipata contributiva permette il ritiro dal lavoro a 64 anni di età con una contribuzione minima di 20 anni effettivi di versamenti.
In questa prospettiva di pensionamento anticipato, occorre considerare anche la presenza del requisito economico, e riguarda un trattamento di oltre 2,8 volte il trattamento minimo.
Nello specifico, la distribuzione della rivalutazione nella misura al 7,3 per cento, ha prodotto un incremento dell’assegno sociale da 468,10 a 503,27 euro.
Di conseguenza per andare in pensione con meno di 30 anni di contributi, occorrono 18.319,02 euro annui, ovvero circa 1.190 euro netti mensili.
Quando le lavoratrici ottengono l’anticipo pensionistico a 63 anni con 28 anni di contributi?
L’Ente nazionale della previdenza sociale per coloro che richiedono l’accesso per l’anticipo pensionistico Ape sociale, verifica il perfezionamento di più requisiti e condizioni. Per il 2023 possono richiedere l’indennità coloro che hanno raggiunto 63 anni di età a fronte di una contribuzione pari a 30, 32 e 36 anni di versamenti.
Le lavoratrici genitrici ottengono uno sconto contributivo per ogni figlio fino al massimo di due anni. Per questo, le madri possono allontanarsi dal lavoro a 63 anni con 28 anni di contributi versati.
L’Ape sociale, però, non è una pensione diretta, ma piuttosto, uno scivolo pensionistico che accompagna il pensionato fino alla pensione di vecchiaia o altra tipologia di prestazione ordinaria. L’importo spettante non può superare il limite di 1.500 euro mensili lordi.
Il trattamento non prevede la reversibilità e non viene influenzato da maggiorazioni o rivalutazioni. L’adesione al sussidio comporta la cessazione dell’attività lavorativa. Mentre, viene ammesso il cumulo entro il limite massimo di 8.000 euro annui o pari a 4.800 euro per lavoro autonomo.
Ma non è tutto, per ottenere l’anticipo pensionistico, occorre rientrare nelle categorie di tutela. In sostanza, sono ammessi al beneficio i disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori gravosi, se rientrano nei requisiti previsti dalla normativa vigente.