Un’Enciclica “attualissima”, come l’ha definita papa Francesco nell’Udienza generale mercoledì scorso, e di caratura profetica, quella “Pacem in terris” (probabilmente la più bella Enciclica) che Giovanni XXIII face pubblicare il 13 aprile del 1963, nel contesto drammatico della Guerra Fredda che vide il mondo vicino allo scoppio di una guerra nucleare fra i due blocchi sovietico e americano, che, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e il Patto di Yalta, si erano divisi il mondo.
Enciclica “Pacem in Terris”
Solo due anni prima della pubblicazione dell’Enciclica, nel 1961, era stato costruito il Muro di Berlino che attraversò l’Umanità intera e divise il mondo in due. E l’anno successivo, nell’autunno del 1962, era scoppiata la gravissima crisi dei missili sovietici a Cuba (in concomitanza con l’apertura del Concilio Vaticano II). Fu in quell’occasione che papa Giovanni, il “Papa Buono”, rivolse un Appello in extremis al presidente americano Kennedy e al sovietico Krusciov per sollecitarli ad un accordo che fermasse la catastrofe di un conflitto nucleare. L’ Appello fu accolto da entrambe le parti e il mondo poté tirare un sospiro di sollievo. In quel clima nacque questa potente Enciclica, che rimane profetica anche oggi, e forse a maggior ragione oggi, quando il mondo torna ad avvitarsi in una nuova Guerra Fredda, anche più pericolosa perché ad affrontarsi questa volta sono tre Imperi. Ma cosa “predicava” questa Enciclica, che per la prima volta si rivolgeva esplicitamente “a tutti gli uomini di buona volontà”? Tutto partiva da una distinzione fondamentale e geniale: la differenza tra errore ed errante, che apriva al dialogo culturale e politico anche con l’Impero sovietico e i popoli al di là della Cortina di Ferro. Si apriva così quel cammino interno al Vaticano che portò all’elaborazione dell’”Ostpolitik”, l’apertura al dialogo con l’Urss e con l’Est comunista; ma soprattutto l’Enciclica accese allora una luce potente sull’aspirazione della gente delle due parti del Muro a vivere in pace, in sicurezza e nella giustizia. La “Pacem in terris” aveva per solide fondamenta i “quattro pilastri” della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà. E in questo conteso, la promozione della libertà fu riconosciuta come una componente indispensabile dell’impegno per la pace, perché basata sul riconoscimento -allora ai suoi albori- dell’intangibilità dei diritti umani, e in particolare dei diritti umani fondamentali, nel più grande orizzonte della difesa del “bene comune universale”, la cui fioritura più alta è appunto la pace. Da quel momento, presero forma i movimenti per i diritti umani, che così grande impulso hanno dato e danno alla costruzione di un mondo più libero, democratico e giusto nei diversi continenti.
Carta dei diritti e dei doveri
C’era addirittura nell’Enciclica un’affermazione preziosa, rimasta inevasa, che chiedeva di elaborare accanto alla Carta dei diritti una Carta dei doveri, giacché, come sottolineava anche Simone Weil, gli importantissimi doveri costituiscono il perimetro di validità e di applicazione degli stessi diritti. Da ultimo ma non per ultimo, la “Pacem in terris” chiedeva di abrogare, di fronte al proliferare delle armi nucleari, il concetto di “guerra giusta”. Ma questo è il nodo problematico che ancora rimane da sciogliere, dal momento che esso non è stato recepito neppure dal Catechismo della Chiesa cattolica. E che non può essere applicato, per esempio, alla resistenza dell’Ucraina contro l’immotivata guerra scatenata dalla Russia, in quanto guerra di liberazione, dal respiro risorgimentale. Ma la forte condanna di qualsivoglia tipo di guerra rimane però un’indicazione sapiente e luminosa, da tenere costantemente presente nel discorso pubblico e all’interno della politica mondiale, in particolare nello scontro sempre più aspro che viene contrapponendo il “potere occidentale” (quello delle grandi democrazie come gli Stati Uniti e l’Unione Europea) e il “potere orientale” (quello degli imperi autarchici e illiberali come la Cina e la Russia).
Raffaele Luise per la rubrica VaticanoMondo