Case popolari Torino Mirafiori Nord, otto appartamenti sono stati sgomberati all’alba di questa mattina di venerdì 14 aprile 2023. Si tratta di alcuni alloggi popolari in via Scarsellini.

In almeno cinque degli appartamenti occupati abusivamente, vivevano famiglie con minori, e tra queste, almeno 30 bambini hanno dovuto lasciare le abitazioni in cui vivevano.

La Polizia Municipale, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno bussato alle loro porte per effettuare una operazione di sgombero nei confronti degli alloggi occupati. Nelle prime ore della mattinata odierna sarebbero almeno otto le case interessate.

Case popolari Torino Mirafiori Nord, l’operazione messa in atto dalla Polizia

L’operazione è stata programma in sede di COSP (Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica). L’allarme è scattato in seguito a un percorso di mediazione durato sei mesi, in cui si cercava di convincere, senza risultato, gli occupanti a lasciare le abitazioni in autonomia. Purtroppo, come è solito in questi casi, le famiglie in questione si sono rifiutate di abbandonare gli appartamenti, in quanto non avrebbero avuto un posto in cui andare.

Prima di questa mattina, di 450 appartamenti, almeno 15 erano occupati, in via Scarsellini e via Poma. Sul posto, oltre alle Forze dell’Ordine, sono intervenuti anche gli operatori dei servizi sociali, incaricati di trovare una nuova sistemazione per i minori sgomberati, ora senza una casa. In otto degli alloggi sgomberati infatti, cinque erano occupati da delle famiglie con bambini.

Adesso, negli appartamenti in cui si è agito, saranno cambiate le serrature e rientreranno nella disponibilità di ATC.

L’operazione di Polizia ha coinvolto almeno 30 bambini, tutti minorenni. Secondo quanto appreso, le famiglie che avevano occupato abusivamente le case popolari insieme ai propri figli, vivevano negli alloggi da circa due anni. Soltanto negli ultimi quattro mesi però, alcuni dei residenti, avevano lamentato atti vandalici in via Scarsellini. Secondo gli inquilini regolari, i danni erano stati causati proprio dagli occupanti.

Secondo quanto detto dagli altri condomini, in un’occasione erano stati danneggiati i citofoni con un cacciavite, mente nei pressi dello stabile, era stata sradicata dal muro una cassetta delle lettere, poi gettata lungo le scale. E per finire, erano state imbrattate le porta di due palazzine.

Tali episodi erano stati denunciati anche dal Comitato Torino in Movimento, che aveva presentato due esposti con le firme di 200 residenti a Vigili e Polizia di Stato.

Durante l’attività di sgombero da parte degli addetti, non sono mancati momenti di tensione, che fortunatamente però, non sono sfociati in scontri. I bambini sono rimasti inermi a osservare dal cortile, il blitz e le urla degli occupanti meno vogliosi ad abbandonare gli alloggi.

Alcuni degli Agenti accorsi sul posto hanno provato a risollevare il morale dei più piccoli, giocando con loro e aiutandoli a fare i compiti per distrarli dalle operazioni, sicuramente dolorose per i loro genitori.

Tra sollievo e paura, da via Scarsellini a via Poma

Il blitz nei tre alloggi, diventati poi otto nell’arco della giornata, hanno destato sollievo tra i residenti, ma anche allarme, per possibili spostamenti futuri.

Alcune delle persone straniere fatte andare via questa mattina dalle case popolari di Torino, al civico 12 di via Scarsellini, hanno affermato impaurite: «Adesso ci sbattono tutti fuori dalle case, devono bruciare». Le minacce hanno intimorito i residenti rimasti.

Il presidente ATC, Emilio Bolla, ha detto: «È un momento importante cui bisognerà dare seguito per una zona in cui il degrado è particolarmente sviluppato, creando insicurezza per gli inquilini e le persone che vivono qui dentro. Un passo avanti, cui ne devono seguire altri».

Nei cortili dove le Forze dell’Ordine di Polizia e Vigili Urbano hanno garantito le operazioni, raccontando: «Nella scala G erano in 16, dentro un alloggio»; una signora intima passando tra gli Agenti: «Speriamo che questa si ala volta buona”; poi l’allarme: «Si stanno già spostando in via Poma».