Fabrizio Quattrocchi una morte difficile da dimenticare. Era aprile del 2004, questo ragazzo veniva assassinato in Iraq in quanto italiano, si è proprio il caso di dire così perché l’Italia era un alleato degli Usa, un paese occidentale e come tale andava punito.
Questo dissero i miliziani del gruppo autoproclamatosi Falangi Verdi di Maometto, coloro che rapirono Fabrizio Quattrocchi e lo ammazzarono senza pietà e solo per far capire che erano seri e non si facevano condizionare da nessuno. Gli assassini di Fabrizio non sono mai stati identificati.
Fabrizio Quattrocchi morte. La sorella: “Chiamate dai politici? Nessuna…”
A diciannove anni dalla sua morte, come ogni anno, i politici si ricordano dell’italiano morto in quel modo tragico e allucinante, tramite post significativi e celebrativi, soprattutto dalla parte del Governo. C’è chi a Fabrizio pensa ogni giorno, ci ha pensato e l’ha coccolato sin da quando era piccolo, poi quel bambino è cresciuto fino a diventare uomo e trovare la morte. Una morte senza senso e per motivi d’odio.
E’ questo quello che più turba da anni Graziella Quattrocchi, la sorella di Fabrizio che in Iraq era lì per lavoro, faceva il contractor (lavorava per un’azienda che appaltava servizi militari, si occupava di sicurezza): “Ogni giorno penso a Fabrizio, ogni giorno. Per me è una ferita sempre aperta, una pugnalata lancinante al cuore. Quello che ci regala forza è che in questo giorno arrivano sempre tanti amici, centinaia di migliaia di messaggi, email, pensieri, ricordi, che ci fanno rivivere Fabrizio. Le persone comuni, quelle normali come noi”.
Già perché i politici, al di là di qualche post, nessuna telefonata alla famiglia, un gesto: “Non è accaduto oggi, ho visto distrattamente i post, ma devo dire neanche in passato ci sono stati interventi o chiamate da parte dei governi precedenti“. Non ama polemizzare, Graziella anzi per lei è una giornata complicata, difficile: “Sono stata tutto il giorno al cimitero, sono provata, stanca ma felice per il tanto affetto ricevuto. Mi ha colpito e commosso un ragazzo di 22 anni che è venuto a trovare Fabrizio e mi ha detto che lui conosceva mio fratello perché il papà ne parlava sempre e oggi non poteva non essere qui”
Ecco come muore un italiano. “Lì c’è tutto Fabrizio, non ha permesso ai suoi aguzzini di umiliarlo”
Il rapporto con il fratello Fabrizio, per Graziella un uomo “generoso” e non solo. “Il nostro rapporto era bellissimo. Lui era più piccolo di dodici, ma quando è cresciuto è diventato un gigante: mi prendeva in braccio, mi faceva sempre divertire molto. Con lui e Davide (l’altri fratello più piccolo ndr) più che da sorella maggiore, mi comportavo quasi da mamma”.
La famosa frase che Fabrizio Quattrocchi pronuncia davanti ai suoi aguzzini “Ecco come muore un italiano”, una dichiarazione che colpì molto l’opinione pubblica: “In quella frase c’è tutto Fabrizio, volevano umiliarlo, denigrarlo, ma lui non l’ha permesso. Era un ragazzo generoso, orgoglio e fiero. Schietto, guardava tutti negli occhi e anche quelle persone lì, non aveva paura di niente. Credo che abbia dimostrato il suo coraggio fino alla fine“.
Cu furono tante polemiche, anche per una targa che si voleva venisse fatta in suo nome: “Venne strumentalizzato soprattutto da una certa parte politica, ma in Italia purtroppo è una cosa che capita spesso”. Probabile che tra qualche mese verrà fatto qualcosa per ricordare e omaggiare Fabrizio Quattrocchi nel migliore dei modi.
C’è anche una cosa che Graziella ricorda, ovvero che la famiglia non sapeva dove si trovasse Fabrizio fino a quando non vennero a sapere che era stato rapito: “Si, è vero. Non disse nulla perché non voleva far preoccupare nostra madre, pensavamo fosse in Kosovo. Eravamo davvero all’oscuro di tutto poi però venimmo a sapere della verità direttamente dalla tv e dai giornali che parlarono del rapimento. Fu una cosa scioccante, poi purtroppo il resto è storia, ma noi lo ricordiamo ogni giorno“