Chi era Fabrizio Quattrocchi? E’ oggi, venerdì 14 aprile 2023, l’anniversario della morte della guardia di sicurezza italiana, assassinata in Iraq il 14 aprile del 2004.

Chi era Fabrizio Quattrocchi? Tutto sulla guardia di sicurezza italiana assassinata in Iraq il 14 aprile del 2004

Oggi, venerdì 14 aprile 2023, è l’anniversario della morte di Fabrizio Quattrocchi, la guardia di sicurezza italiana assassinata in Iraq il 14 aprile del 2004. Ma qual è la vera storia?

L’uomo nasce a Catania il 9 maggio del 1968, ma cresce a Genova. Lavora fino al 2000 nella panetteria di famiglia, ma una forte allergia alle mani alla farina, lo obbliga a smettere di svolgere questo mestiere. Si arruola nell’esercito italiano, in fanteria, raggiungendo il grado di caporal maggiore. Essendo esperto di arti marziali, frequenta corsi di addestramento alla sicurezza personale.

Lavora alcuni anni per agenzie investigative e di sicurezza, tra cui la società genovese IBSA, occupandosi di fare la scorta di persone e prestando servizio di buttafuori davanti ai locali notturni.

Nel dicembre del 2003 l’uomo interrompe la collaborazione con la IBSA e stando alle parole del titolare, viene contattato da un genovese che gli offre un lavoro in Iraq con un’altra società italiana, la Presidium Corporation (che stando ad alcune ricostruzioni giornalistiche, lavorava a sua volta per una società americana di proprietà di un italiano, la DTS). La funziona sarebbe stata la stessa: fare la scorta e proteggere gli impiegati di una multinazionale americana impegnata nella ricostruzione dell’apparato burocratico iracheno, ma con un compenso molto più alto.

La cifra, a seconda della situazione di rischio, sarebbe stata tra i 6 e i 9 mila dollari al mese. Denaro che stando alle dichiarazioni dei familiari, gli sarebbe servito per comprarsi una casa. A nove mesi dall’inizio del conflitto, Fabrizio si sposta in Iraq in segreto, comunicando ai suoi parenti di trovarsi in Kosovo.

La vicenda

Il 13 aprile del 2004 arriva nel nostro Paese la notizia del rapimento di quattro italiani. Viene diffuso un video dalla rete televisiva Al Jazeera che mostra Fabrizio Quattrocchi, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio inginocchiati davanti a uomini armati.

I sequestratori, un gruppo di insorti chiamato le Falangi verdi di Maometto – una formazione che non si era mai sentita prima e che non si sarebbe più sentita dopo – chiedevano all’Italia di ritirare le truppe in Iraq, minacciando di uccidere gli ostaggi, ma il governo italiano ai tempi guidato da Silvio Berlusconi, rifiutò la trattativa.

Pochi giorni dopo, il video con l’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi viene recapitato ad Al Jazeera accompagnato da un messaggio:

Se il vostro primo ministro dice che il ritiro delle forze italiane dall’Iraq è fuori discussione, considerato che questo ritiro è legato alla vita di quattro dei vostri osservatori, ciò significa che egli non è interessato alla salute degli ostaggi, ma a compiacere i suoi padroni della Casa Bianca. Ed ecco, il primo ostaggio è stato giustiziato, e gli altri avranno il loro turno, uno per uno.

Gli altri tre sono stati liberati 58 giorni dopo il loro rapimento, durante un blitz. Alcuni giornalisti hanno dichiarato che il governo italiano ha pagato un riscatto di diversi milioni di dollari per liberare i tre, una circostanza tuttavia sempre smentita dal governo.

Due degli autori del sequestro sono stati assolti in Italia in un processo d’appello per il sequestro.

La morte

Nel video diffuso si vede Quattrocchi con le mani legate e una sciarpa a coprirgli la testa. Pochi istanti dopo uno dei sequestratori spara alcuni colpi e lo colpisce al petto e alla testa.

Il video è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo e solo due anni dopo, nel 2006, Fabrizio Quattrocchi riceve la medaglia d’oro al valore civile per il coraggio dimostrato pochi istanti prima di essere assassinato.