Il PSG vuole una casa di proprietà e per questo sta pensando di presentare una offerta per lo Stade de France, l’impianto dove gioca le partite casalinghe la nazionale francese teatro della vittoria mondiale nel 1998 di Zidane e compagni. La decisione di abbandonare il Parco dei Principi arriva dalle difficoltà nella trattativa con il sindaco di Parigi per l’acquisizione dell’attuale stadio. L’intenzione del proprietario Nasser Al-kHelaifi era ampliare l’impianto della capitale per modernizzarlo e renderlo uno degli stadi più avanguardistici d’Europa.
PSG Stade de France, più di una idea
Il patron qatariota ora ha spostato le proprie mire sullo Stade de France la cui attuale concessione scade nel 2025. L’impianto è un bene patrimoniale dello stato francese che ha indetto a inizio marzo due gare d’appalto: una per la concessione e una per l’acquisto definitivo. Secondo la testata giornalistica d’oltralpe ‘L’Equipe’, il PSG intende rispondere entro giovedì 27 aprile, giorno del termine ultimo, presentando una proposta per l’acquisto della struttura situata a Saint-Denis.
Lo Stato giudicherà per il 70% sulla base della capacità finanziaria del candidato di poter acquisire lo stadio e per il restante 30% sulla sua capacità di gestirlo. Ci sarà poi un’altra fase se la candidatura del PSG andrà a buon fine. Se dovessero esserci più aspiranti all’acquisizione (FIFA, fondi di investimento, società di intrattenimento, ecc.), il PSG sarà l’unico a farsi avanti come club fruitore dell’impianto, ma non acquirente.
Nel bando per l’acquisizione pubblicato dallo Stato sono anche indicati alcuni precisi obblighi ai quali dovrà sottostare il futuro acquirente: “Mantenere la vocazione sportiva dello stadio per un periodo di venticinque anni; ospitare prioritariamente per un periodo di venticinque anni gli eventi organizzati dalla Federazione francese di rugby e dalla Federazione francese di calcio, nonché i principali eventi sportivi internazionali come Giochi olimpici, fasi finali degli Europei di calcio o rugby, Coppa del Mondo di calcio e di rugby…)”.
Dal canto suo il PSG ha avviato negli scorsi mesi degli studi approfonditi per capire se sia conciliabile il calendario di Mbappe e compagni con gli impegni da rispettare nei confronti della nazionale di calcio e di rugby nell’arco di una intera stagione. Ultimo eventuale scoglio da dover superare riguarda il passaggio legislativo di cui lo Stade de France necessità per essere definitivamente ceduto. Questo potrebbe sembrare particolarmente complesso in questo momento politico della Francia con Macron che non naviga in buone acque e la vendita dell’impianto nazionale potrebbe essere percepita come una perdita di un patrimonio oltretutto verso un investitore privato e non francese.
In attesa di conoscere la definitiva volontà dello Stato sull’impianto, il PSG è convinto che possa diventare una buona soluzione che rimane comunque propedeutica al rifiuto del comune di Parigi per il Parco dei Principi. Il club inoltre vorrebbe un impianto che abbia 60mila posti a sedere, lo Stade de France al momento ne conta ventimila in più su cui si potrebbe lavorare per ridurre la capienza. Nulla di particolarmente complesso ma che potrebbe scontrarsi con i tifosi che reclamano biglietti per vedere Messi e compagni.
Ridurre la capienza potrebbe però diventare quasi un vantaggio per il PSG in particolare inclinando le tribune e avvicinandole al terreno di gioco. Lavori che si adatterebbero perfettamente alle indicazioni dello Stato, che parlando di “miglioramento della capienza degli spazi ricettivi (quantità, qualità e servizi) e della loro vicinanza al campo; miglioramento dei servizi per la collettività (comfort, servizi, ecc.); far avanzare le tribune verso il terreno di gioco”. Infine, scrive L’Equipe, il futuro proprietario si occuperà anche della gestione e manutenzione del nuovo collegamento autostradale tra l’impianto e il centro acquatico dei Giochi Olimpici del 2024. Per questo progetto, il PSG non esclude di affidarsi a un partner.