In vista della Giornata della Terra del prossimo 22 aprile, la Lega di Serie A ha deciso di far indossare a tutti i capitani delle squadre una fascia speciale personalizzata per sensibilizzare le persone alla sostenibilità. Tutto nasce da una petizione organizzata da Green&Blue promossa da diversi calciatori come Davide Calabria del Milan, Domenico Berardi del Sassuolo e Matteo Pessina del Monza a cui si è aggiunto anche Alessandro Del Piero. La fascia da capitano richiamerà i diversi colori delle gradazioni climatiche con la Serie A che è stata selezionata dalla UEFA per un progetto pilota che vuole migliorare la sostenibilità ambientale in vista del 2030.
Giornata della Terra, l’iniziativa della Serie A
Il tema della sostenibilità ambientale riguarda anche il mondo del calcio come ha dimostrato il report annuale Football Sustainability Index 2023 che ha stilato una speciale classifica dei club europei più virtuosi. Il Liverpool è saldamente in testa alla classifica, l’Italia è ben rappresentata nella top ten da Udinese al quarto posto e Milan in decima posizione. I bianconeri friuliani sono tra le prime società italiane ad aderire al programma delle Nazioni Unite “Sports for Climate Action”. Con una partnership con Bluenergy, il terreno della Dacia Arena utilizza esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili: quanto basta, anche grazie all’ottimizzazione dei sistemi di riscaldamento, per farne uno dei primi stadi a emissioni zero in Europa. E la divisa bianconera del club, prodotta da Macron, utilizza tessuti ecosostenibili al 100% ottenuti attraverso il riciclo di bottiglie di plastica.
La UEFA ha scelto l’Italia per sensibilizzare il pubblico alla sostenibilità come spiega il Presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, sulle colonne di Repubblica:
“Hanno scelto noi perché sanno una cosa: il calcio italiano in generale ha un problema di comunicazione, di rappresentazione, tanto che sembra purtroppo a volte peggiore di quel che è. Non è colpa dei media ma forse nostra: la serie A è ancora poco Lega; alcune squadre fanno tantissimo per la sostenibilità, ma non le aiutiamo a comunicare bene tutto. Lo abbiamo visto con il conflitto in Ucraina: a marzo 2022 diverse squadre si erano mobilitate ma la serie A non lo raccontava, così abbiamo cominciato a rilanciare le iniziative e a promuoverne di nostre. La sostenibilità vuol dire tante cose e su alcune siamo eccellenti. Se parliamo di efficientamento energetico, i nostri stadi fanno fatica. Ma già da agosto abbiamo dettato linee sul risparmio dei consumi e stiamo aiutando il passaggio al led in tutti gli impianti. Tutti i presidenti stanno rispondendo con convinzione. Ha detto bene il ministro Abodi: sono cose da fare a prescindere dalla candidatura a Euro 2032. La candidatura è un acceleratore, ma non può essere l’unico motivo per un intervento deciso. Le risorse ci sono, ma chiaramente ne vanno trovate di più. Anche perché gli stadi, tranne quattro, sono di proprietà pubblica. Se però lo stadio è progettato correttamente come luogo da usare tutto l’anno e con autoproduzione di energia, gli investitori privati arrivano. La partita stadi deve essere sbloccata o la serie A farà molta fatica a recuperare terreno rispetto agli altri”
In campo anche la campagna sulla anoressia e bulimia
In occasione della 30ª Giornata di Serie A TIM, in programma dal 14 al 17 aprile 2023, la Lega Serie A scende in campo al fianco di NEVER GIVE UP promuovendo la campagna “Rompiamo il silenzio su anoressia e bulimia”. In tutti gli stadi sarà trasmesso sui maxi-schermi il video dell`iniziativa e una grafica televisiva dedicata andrà in onda al momento del sorteggio del campo tra i due Capitani. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, tra cui i più noti sono anoressia e bulimia, costituiscono una vera e propria emergenza sociale di cui si parla troppo poco nonostante rappresentino la prima causa di morte tra i 12 e 25 anni in Italia. Purtroppo, solo il 10% di chi soffre riesce a chiedere aiuto. NEVER GIVE UP è impegnata nella sensibilizzazione e trattamento di questi disturbi. Chi soffre non ne parla: solo il 10% di chi soffre riesce a chiedere aiuto e lo chiede mediamente tre anni dopo i primi sintomi.