Don Massimo Biancalani è il parroco di Vicofaro a Pistoia. Qui don Biancalani gestisce da anni un centro di accoglienza per i migranti praticando la “disobbedienza” contro la disumanità. Disobbedienza che il parroco ha annunciato, sulla sua pagina Facebook, anche contro la decisione del Governo di proclamare lo stato di emergenza per gli arrivi dei migranti. La decisione dell’esecutivo va di pari passo con un’ulteriore stretta sull’immigrazione da realizzare con la modifica del decreto legge approvato a Cutro. Tra le misure previste c’è la limitazione del ricorso alla protezione speciale e il potenziamento dei Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri.

Intervista a don Massimo Biancalani: “I centri per i rimpatri sono peggio del 41bis”

La redazione di TAG24 ha raggiunto don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro e responsabile dell’omonimo centro accoglienza, per conoscere la sua opinione sulle ultime decisioni del Governo in materia di immigrazione.

Don Massimo Biancalani, cosa pensa della linea del Governo sul tema immigrazione?

Il Governo ha deciso di far prevalere la linea di Salvini e della Lega. Queste decisioni non faranno altro che distruggere quel poco di accoglienza che si fa in Italia: con queste normative nessuna cooperativa potrà portare avanti un serio lavoro di accoglienza e integrazione. Io credo che la linea adottata dal Governo sia punitiva nei confronti dei migranti e sia avulsa dalla comprensione storica del fenomeno dell’immigrazione. Queste decisioni non saranno comunque sufficienti per fermare i flussi in arrivo e il risultato sarà che i migranti finiranno abbandonati a loro stessi, come avviene già da anni.

Cosa pensa dei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri?

La decisione di moltiplicare i Cpr riflette una linea ostativa e punitiva che ha l’effetto di sospendere i diritti fondamentali delle persone. Per come sono pensanti i Cpr si sono trasformati, inevitabilmente, in forme di detenzione delle persone con modalità al di fuori delle garanzie costituzionali. Ha ragione chi parla di lager: noi ne abbiamo conoscenza perché abbiamo ragazzi ospitati in queste strutture. Nei Centri di permanenza per i rimpatri non ci sono garanti, non c’è controllo su come è gestita la detenzione. I migranti finiscono nei Cpr per effetto della decisione di un funzionario della questura. Non c’è nessuna forma di confronto o patteggiamento con un giudice che valuti il singolo caso e il rispetto delle normative. La decisione alla fine è rimessa ai giudici di Pace che non hanno gli strumenti per valutare.

Le persone devono sapere che i Cpr sono peggio delle carceri. Si vive infatti in una condizione da 41 bis: l’avvocato entra solo a determinate condizioni, non c’è un assistente spirituale, non c’è un garante dei detenuti. Io ho fatto più volte richiesta di accedervi e non mi è stato consentito. In questo modo non si vedono le condizioni nelle quali le persone sono trattenute, che sono al limite del disumano. Il potenziamento dei Cpr è uno strumento che lo Stato si dà per continuare con uno approccio poliziesco.

Con quali criteri dovrebbe essere gestito il fenomeno dell’immigrazione?

Il fenomeno degli arrivi irregolari dovrebbe essere gestito con criteri di maggiore attenzione. Il fine dovrebbe essere l’integrazione della persona e il suo inserimento nella società. Si dovrebbe tenere in considerazione che le persone che arrivano dall’Africa lo fanno per motivi demografici. Solo nell’area subsahariana vivono un miliardo e mezzo di persone. L’arrivo di queste persone è inevitabile e lo dicono i fatti: i migranti arrivano perché non vedono speranze per loro stessi e tentano tutto per una vita migliore.

Il Governo ha parlato dei diritto a non emigrare, cosa ne pensa?

È un concetto che ci può stare, ma non può essere un diritto a rimanere in una condizione dove non si ha futuro. Se questi ragazzi potessero vivere nel loro ambiente con una certa dignità e una certa prospettiva di vita rimarrebbero a casa. La politica di oggi invece manca di visione e soprattutto di capacità di constatazione della realtà. In Africa c’è una forte pressione demografica, qui il contrario, c’è depressione demografica. Finché non si levano le condizioni per cui le persone partono il fenomeno non si fermerà.

La distinzione tra migranti economici e profughi, applicata a questi contesti, è poi davvero poco razionale. Conosciamo i fattori storici alla base del fenomeno migratorio: povertà, colonialismo, guerre di aggressione e guerre civili. Per decenni e ancora oggi è stata esercitata una violenza da parte dei Paesi ricchi sui Paesi poveri. O si fa un programma di crescita per queste aree del mondo o si dà la possibilità di entrare legalmente con i flussi. Ma la politica non ha questa volontà perché teme di perdere consensi. Fratelli d’Italia ha ottenuto ulteriori consenti parlando di blocco navale. Una cosa assurda che però fa breccia nel sentire purtroppo oggi molto diffuso.

Cosa pensa di questo sentire della nostra società? Si è persa la vocazione all’accoglienza?

Sì: io lo vedo anche sulla nostra esperienza di accoglienza a Vicofaro. La nostra città ha una vocazione di centro sinistra, ma le persone non hanno gli strumenti per approcciarsi al tema in un modo più razionale e lungimirante. Il risultato è che scatta un egoismo che porta anche ad atteggiamenti razzisti. C’è una chiusura mentale anche nelle nostre parrocchie, dove la gente diffida dell’accoglienza. Eppure si tratta di un tema centrale nei testi sacri e nella tradizione della Chiesa. Nelle nostre parrocchie e nel nostro Paese non si è attrezzati per comprendere l’importanza di aprire la porta allo straniero, un imperativo per le scritture cristiane ma anche ebraiche e musulmane.

Lo dice anche papa Francesco: i migranti, se inseriti e seguiti, sono il futuro della nostra società. L’Italia soffre di una denatalità pazzesca, tanti settori industriali sono mandati avanti dai migranti. Dovremmo essergli grati. Invece si è creata una guerra tra i poveri e si è rafforzato un egoismo imperante che non aiuta nessuno.