Quattro anni Notre Dame, simbolo di Parigi, bruciava e cadeva a pezzi a causa dell’incendio. Tutti i francesi, ma probabilmente il mondo intero viste le bellezze della cattedrala, tengono sott’occhio gli avanzamenti dei lavori. Lavori che comunque sono legati anche a Macron, ultimamente non naviga in acque serene, il quale ha promesso che sarebbero terminati entro il 2024.
Il presidente francese infatti visiterà Notre Dame il giorno prima dell’anniversario dell’incendio, scoppiato il 15 aprile del 2019. Ma i timori sono alle stelle visto il clima teso che si vive in Francia, causato dalla riforme sulle pensioni. Diversi cittadini aspettano il presidente Macron davanti Notre Dame per ribadire il loro “no alla riforma sulle pensioni”.
Il 15 aprile 2019, le immagini di Notre-Dame in fiamme e della sua guglia che crollava con la sua struttura e parte delle sue volte hanno commosso il mondo intero, innescando un’ondata di solidarietà senza precedenti con oltre 846 milioni di euro di donazioni da 340 mila donatori. Secondo i media francesi, sul complesso cantiere il calendario dei lavori sembra essere rispettato, nonostante sia rimasto fermo diversi mesi per la decontaminazione del piombo e poi per il Covid-19. A oggi sono stati restaurati il transetto e il deambulatorio dell’abside e nel contempo viene assemblato il grande organo che era stato smontato all’inizio dei lavori.
Notre Dame, decine di cittadini radunati contro la riforma di Macron
Si prospetta non di certo una visita tranquilla per il presidente Macron, insieme a sua moglie Brigitte. Decine di manifestanti si sono radunati sul sagrato, in concomitanza con la visita di Macron, esibendo striscioni che recitano “Pensioni a 60 anni”, in attesa della decisione de Consiglio costituzionale.
Intanto le indagini proseguono – con una nuova lanciata nei giorni scorsi – per tentare di determinare con precisione le cause dell’incendio. Sicuramente, grazie a una inchiesta giudiziaria svolta dalla procura di Parigi, è stato scartato l’atto terroristico. Rimangono invece in piedi le ipotesi che a causare il rogo sia stato un mozzicone di sigaretta ancora acceso, oppure quella del cortocircuito. Ad ogni modo sono chiaramente emerse le negligenze delle società allora impegnate nella ristrutturazione della storica flèche, ma anche dello Stato, non sempre rispettoso del capitolato d’oneri.