Mille le polemiche che vertono intorno al futuro della carne sintetica e della farina di Grilli. In molti l’idea di consumare questo tipo di alimenti desta una grande paura ma soprattutto un grande scetticismo, è arrivata nei giorni scorsi il NO da parte del governo alla produzione della carne così detta “sintetica” ma è corretta chiamarla così? L’interrogativo è anche un altro, nonostante ci vengano proposte formule alternative di alimentazione come Paese siamo pronti ad accoglierle? Nella trasmissione Pomeriggio con noi di Cusano Italia Tv condotta da Francesca Romana Macrì e Francesco Acchiardi l’argomento è stato trattato con il direttore delle News del Cusano Media Group, Gianluca Fabi e il maestro panificatore, Matteo Vari.
E’ corretto chiamarla carne sintetica?
La domanda sorge spontanea, perchè questa tipologia di alimento creata in laboratorio viene chiamata sintetica? Il direttore delle news del Cusano Media Group, Gianluca Fabi afferma ” E’ sbagliato chiamarla carne sintetica perchè non lo è, ciò significa dargli un’aggettivazione che è figlia di un pregiudizio, più correttamente è carne coltivata in laboratorio partendo dalle cellule staminali degli animali “. Sette italiani su dieci sono contrari di fatti al consumo di carne coltivata in laboratorio, sarà un questione legata alla tradizione culinaria e quindi frutto di un pregiudizio? O legato a questioni sanitarie?
La farina di grilli un altro grande scoglio alimentare
Matteo Vari maestro Panificatore ha portato la sua esperienza nel settore per commentare l’arrivo sul mercato della farina di grilli ” Ad oggi la farina di grillo viene venduta da un’azienda Vietnamita che ha il monopolio in Europa a 70 euro a chilo“ queste le parole di Vari. Con questi prezzi nonostante si vogliano superare quelli che sono i pregiudizi legati alla commestibilità dei grilli risulta impossibile per molti panifici e ristoratori sostenere questo tipo di spesa di materie prime. Il temuto critico gastronomico Valerio Visintin in un’intervista in merito ha affermato “Sono il futuro, ma non fermeranno gli allevamenti intensivi”