La storia dei rapporti tra Etiopia e Italia è lunga e si snoda attorno alcuni episodi fondamentali legati al periodo coloniale. Il primo tentativo di conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia iniziò infatti già nel 1896, seppur senza successo. La colonizzazione dello stato africano riprese poi nel 1936, quando il Paese fu annesso dal regime fascista all’Africa Orientale Italiana. Il controllo italiano durò poi fino al 1941, anche se il ritiro ufficiale dall’Etiopia fu sancito solo nel 1957 con il trattato di Pace di Parigi.
La colonizzazione dell’Etiopia da parte del regno di Italia: dal trattato di Uccialli alla disfatta di Adua
Il primo tentativo di colonizzazione dell’Etiopia da parte dell’Italia risale alla fine dell’Ottocento. Nel 1882, con l’acquisizione della baia di Assab, il regno di Italia era già riuscito a stabilire la sua prima colonia in Eritrea. Fu questa la premessa che spinse il Regno italiano, negli anni successivi, a cercare un ampliamento della sua sfera di influenza in Etiopia.
Il primo passo di questa strategia fu la stipula, nel 1889, del trattato di Uccialli tra il governo di Francesco Crispi e il negus Menelik. Le traduzioni dell’accordo nelle due lingue dei contraenti resero però l’accordo molto ambiguo, facendo derivare due interpretazioni diametralmente opposte. Secondo l’Italia, infatti, il trattato rendeva di fatto l’Etiopia un protettorato italiano. Secondo il negus Menelik II, invece, l’accordo prevedeva il solo supporto della diplomazia italiana per le relazioni esterne etiope ma nessuna forma di ingerenza politica.
Il deterioramento dei rapporti fra le due potenze portò così , nel 1895, all’occupazione italiana della regione del Tigré e alla successiva risposta armata etiope che decise di muovere guerra al Regno di Italia. Il conflitto terminò nel 1896 con la clamorosa disfatta di Adua subita dall’Italia: l’esercito regio finì asserragliato dalle forze etiopi registrando la perdita di ben 6.000 uomini. La sconfitta suscitò un grandissimo clamore in Italia portando alla caduta del Governo Crispi e all’accantonamento, per qualche decennio, di qualsiasi vocazione di conquista coloniale dell’Etiopia.
La guerra di Etiopia del 1935
L’Italia fascista di Benito Mussolini non poteva dimenticare la grande ferita all’orgoglio nazionale provocata da Adua. Ma non ammetteva, soprattutto, che l’Italia fosse l’unica tra le grandi potenze a non avere un impero coloniale degno di questo nome. In verità il Regno di Italia esercitava già il controllo sulla Somalia, sull’Eritrea e sulla Libia. Si trattava però di terre aride, non in grado di restituire grandi ricchezze agli italiani. Mussolini immaginava invece per il suo popolo il possedimento di un “posto al sole” fertile.
Il luogo adatto dove realizzare questa impresa era proprio l’Etiopia. Il paese africano era infatti uno dei pochi non ancora sottomessi alle potenze coloniali europee. Tutto ciò che mancava era una scusa che giustificasse l’aggressione. Questa arrivò, provvidenziale, nel 1934 quando truppe italiane e etiopi si scontrarono nei pressi di una località di confine. L’incidente di Ual Ual fornì la giustificazione perfetta per iniziare la mobilitazione militare che Mussolini preparava da tempo: il 3 ottobre 1935 l’Italia iniziò così la conquista dell’Etiopia che terminò, un anno dopo, con l’entrata delle truppe italiane ad Addis Abeba.
Il controllo italiano che ne seguì fu piuttosto duro: nella repressione della resistenza del popolo etiope gli italiani utilizzarono ad esempio gas e armi chimiche, già allora banditi dalle convenzioni internazionali. L’Italia riuscì a mantenere il controllo dell’Etiopia fino al 1941, anche se il ritiro ufficiale fu sancito solo nel 1957 con il Trattato di pace di Parigi.
L’Etiopia e l’Italia oggi
L’Etiopia è dal 1991 una Repubblica federale democratica, traguardo raggiunto dopo un periodo storico piuttosto convulso. Si deve considerare, infatti, che l’Etiopia è un Paese con una grande complessa identità etnica che da un lato racchiude enormi potenzialità, ma dall’altro rende spesso problematiche le richieste di autodeterminazione delle varie etnie.
Nonostante le ferite del periodo coloniale – molti italiani rimasero in Etiopia per decenni, anche dopo la fine dell’occupazione fascista – i due Paesi oggi mantengono relazioni importanti, testimoniati dalla visita diplomatica della premier Meloni ad Addis Abeba. La presidente del Consiglio italiana ha più volte annunciato, infatti, l’intenzione di rafforzare le relazioni con l’Etiopia nell’ottica di un «Piano Mattei di sostegno allo sviluppo economico “non predatorio” verso i Paesi africani». Gli obiettivi sono essenzialmente due: da un lato rafforzare i canali di approvvigionamento energetico italiano, dall’altra frenare un nuovo possibile aumento dei flussi migratori dall’Africa. La missione ha dunque carattere fortemente strategico per il nostro Paese, anche in vista di un rafforzamento delle relazioni economiche e imprenditoriali.