Pensioni, serviranno tempi più lunghi per la riforma e l’introduzione di quota 41 dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza (Def) del Consiglio dei ministri del governo Meloni. Sul tavolo dell’esecutivo non ci sarà, con tutta probabilità, la messa a regime di quota 41 svincolata dai requisiti anagrafici e di condizioni di disagio economico e sociale, ma una possibile proroga di quota 103, la misura che consente di andare in pensione anticipata a 62 anni con 41 di contributi. Il rallentamento di misure previdenziali di riforma rispetto alla legge Fornero emerge da due fatti essenziali: la crescita record della spesa pensionistica e la non convocazione dei tavoli con i sindacati al ministero del Lavoro negli ultimi due mesi.

Pensioni riforma quota 41 cosa avverrà nel 2024: ecco le ultime novità sulle misure di uscita anticipata per il prossimo anno

Serviranno tempi più lunghi per la riforma delle pensioni e l’introduzione di misure di uscita anticipata che possano allentare i requisiti della legge Fornero. È questo il tracciato uscito dall’approvazione del Documento di economia e finanza (Def) del Consiglio dei ministri che ha messo in evidenza la crescita record della spesa previdenziale. Dai numeri del Def emerge che le pensioni peseranno sul Pil nel prossimo anno per il 16,2% (per 340,7 miliardi di spesa), lo 0,4% in più rispetto al 2023 (317,9 miliardi), fino ai 350,9 miliardi di uscite di bilancio previste per il 2025. Il picco della spesa previdenziale è atteso nel 2036, quando si arriverà al 17,4% sul Pil. Cifre che non permetterebbero di introdurre, fin dal 2024, quota 41, destinata a diventare un obiettivo di fine legislatura.

Pensioni riforma quota 41, quando ci sarà?

La crescita della spesa per le pensioni arriva in un anno in cui il governo ha dovuto tagliare la rivalutazione all’inflazione sugli assegni al di sopra dei 2.100 euro lordi, sostituito quota 102 con quota 103 elevando i requisiti richiesti per l’uscita anticipata, e rivisto l’opzione donna, i cui parametri permettono uscite anticipate centellinate tra le lavoratrici. A pesare di più la spesa per l’indicizzazione delle pensioni all’alto tasso di inflazione registrato nel 2022: nel 2023 e 2024 i costi della previdenza aumenteranno del 7,1% all’anno. Nella giornata di ieri, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha lasciato intendere che la riforma delle pensioni richiederà tempi più lunghi, visti i dati sul Def.

Pensioni riforma quota 103 forse prorogata per il prossimo anno

I fatti confermerebbero le parole: da due mesi non si convocano i tavoli di riforma delle pensioni alla presenza dei sindacati al ministero del Lavoro. La novità delle ultime settimane è stata l’istituzione, proprio al ministero di Via Veneto, dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale. Servirà a monitorare i costi pensionistici e a studiare misure di uscita anticipata flessibili che possano essere adottate nella prossima legge di Bilancio. La ripresa delle trattativa, dunque, riprenderà nel prossimo autunno. Visto l’andamento, non è escluso che per il 2024 possa allungarsi la sperimentazione di quota 103, eventualmente con qualche revisione. Una misura ponte, da adottare in sede di Manovra di fine anno, come è avvenuto anche per quota 100 e quota 102.

Spesa previdenziale, ecco perché aumenta

Lo stesso meccanismo delle quote, come ha sottolineato la Ragioneria generale dello Stato, ha provocato l’aumento della spesa delle pensioni. È stato questo l’andamento che si è registrato nei soprattutto nei tre anni di sperimentazione della quota 100, rallentando – ma non esaurendosi – per quota 102 e 103. Ma soprattutto l’inflazione e la conseguente indicizzazione delle pensioni hanno determinato l’aumento della spesa del 2023 e 2024. Cifre che adesso mettono in dubbio l’arrivo, in tempi brevi, di ulteriori strumenti di flessibilità in uscita come si richiede, da più parti, da tempo.