La primavera, si sa, è uno dei momenti più prolifici dell’anno: la natura si risveglia, arrivano i primi tepori e con loro l’intero sistema vegetale è in grado di fornirci delle materie prime dalle grandi doti, come le erbe spontanee che si trovano in gran quantità nei prati. Fra queste il luppolo, o come altrimenti chiamato in una parte del Veneto, i bruscanoli o urtissons in Friuli.
Si tratta di un’erba spontanea dal sapore inconfondibile. Ma cos’è e come si utilizza il luppolo selvatico in cucina? Esploriamo le proprietà e l’identità di questa pianta per scoprirlo e fare assieme un percorso che ci aiuterà ad amarla e sicuramente a ricercarla.
Che cos’è
Quando si dice luppolo la prima cosa che viene in mente è la birra, e le sue infinite varietà. E alla base di questa antichissima bevanda in effetti c’è proprio il luppolo. Nel nostro caso però vogliamo andare ad indagare cos’è il luppolo selvatico, ovvero quella pianta che in particolare nel nord est dello stivale è un vero e proprio ambito trofeo di caccia per i cercatori di erbe spontanee.
Scientificamente quando diciamo luppolo selvatico ci riferiamo all’Humulus lupulus, ovvero un’erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Cannabacee. Cresce ovunque spontanea, in particolare nelle regioni del nord Italia che, salvo cambiamento climatico imminente, presentano condizioni favorevoli alla sua crescita. Infatti il luppolo selvatico predilige suoli fertili e ambienti freschi.
In alcune zone d’Italia il luppolo selvatico è meglio conosciuto come asparago selvatico: infatti dell’asparago ricorda le forme anche se è molto più sottile e di certo meno “legnoso”. Il luppolo selvatico si presenta come un sottile fusticino erbaceo con un apice più sviluppato e riconoscibile, di colore verde intenso che può assomigliare, in piccolo, ad un asparago verde.
Come dicevamo proprio la sua somiglianza con l’asparago gli fa conferire dei nomi che anche ricordano l’altra pianta. I piemontesi la chiamano luvertin o aspargina, in veneto si bruscandoli, in Friuli urticiòns mentre in dialetto lombardo è luertis.
Le proprietà
Il luppolo selvatico è un parente ancestrale di quel luppolo che, invece, è stato antropizzato e quindi oggi industrialmente (o artigianalmente) coltivato per diventare base di ottime birre.
Questa è una pianta che è ben ricca di principi attivi che gli studiosi hanno ancora sotto il microscopio perché, pur capendo che apporta nutrienti importanti al corpo, la sua ricchezza è ancora tutta da indagare. In effetti se la medicina popolare ne ha sempre fatto largo uso con indiscutibili risultati una ragione ci sarà!
Fra le tante proprietà che vengono attribuite al luppolo si può ricordare la sua blanda qualità sedativa: contrasta l’insonnia e aiuta a calmare l’acidità gastrica tipico effetto dello stress contemporaneo.
Dopo tutto come potrebbe essere il contrario: dopo aver degustato un ottimo risotto con il luppolo selvatico ci si sente appagati e rilassati al punto che stress e insonnia scompaiono quasi per magia.
Per chi lo desidera il luppolo selvatico si può utilizzare in cucina anche per farne tisane e infusi che contribuiscono a favorire il sonno, diminuire la tensione e regolare il metabolismo.
Avendo molte fibre il luppolo selvatico è un buon alleato dell’intestino perché regola l’assimilazione del cibo e ha buona proprietà diuretiche e lassative.
Come si utilizza il luppolo selvatico in cucina
Dopo aver visto come utilizzare il luppolo selvatico dopo i pasti passiamo al suo contributo alla cucina vera e propria. Poiché è un’erba selvatica è un ottimo accompagnatore di materie prime di qualità. Però, sempre perché è un’erba selvatica, per prima cosa bisogna lavarlo bene in acqua e risciacquarlo con acqua e bicarbonato.
Bisogna anche accorciare il fusto per togliere la parte legnosa e poi può essere lessato, passato in padella col burro o olio EVO sale, pepe e una macinata di peperoncino.
In cucina il luppolo selvatico può essere utilizzato per farne degli ottimi risotti (partendo da un bel vialone nano veronese), per insaporire delle pastasciutte, come ripieno per le crespelle oppure per i ravioli, in una frittata con le patate, oppure come contorno condito con olio e limone.