Se una cosa si chiama kefir e non yogurt ci sarà di certo un motivo. Si tratta sempre di derivati dalla fermentazione del latte vaccino, ma la loro differenza è piuttosto marcata. Cos’è il kefir? Si tratta di un derivato dal latte (contiene infatti ancora una modica quantità di lattosio) e rientra nel II gruppo fondamentale degli alimenti che sono, appunto quelli del latte e dei suoi derivati. Il kefir è una importante fonte di proteine ad alto valore biologico, poi contiene calcio, fosforo e vitamine (in particolare del gruppo B, e fra questo la B2, oltre a vitamine e provitamine del gruppo A). Poiché viene prodotto a partire dal latte intero il kefir ha anche una piccola quantità di grassi saturi e colesterolo. Si tratta di un vero e proprio alimento anche se occorre specificare che a il modo di produzione fa cambiare di molto le sue caratteristiche.

Un po’ di geografia

Dicono che nel Caucaso viva un’alta percentuali di ultracentenari e sembra che questa longevità sia tutta dovuta proprio al tipo di alimentazione che si pratica quotidianamente a quelle latitudini. Ora: visto che anche la Liguria e il Friuli Venezia Giulia non scherzano in tema di centenari occorrerebbe sfatare questo mito. Oppure far aggiungere negli articoli sul tema il fatto che pasta al pesto e il frico siano degli elisir di lunga vita. Ma tornando a noi stavamo cercando di capire cos’è il kefir e da dove viene. Nonostante la parola “kefir” sia di origine turca (keif: significa stare bene, sentirsi bene) l’origine di questo prodotto come già anticipato è ben più a est, ovvero sulle montagne del Caucaso dove la popolazione locale è particolarmente, e quotidianamente, ghiotta di questo derivato del latte.

Cos’è il kefir e chi può mangiarlo

Abbiamo capito che il kefir è un derivato del latte e in quanto tale chi al lattosio è intollerante dovrà fare le sue valutazioni in merito. La produzione industriale del kefir riesce ad estrarre il lattosio e quindi a neutralizzarne gli effetti. Stiamo però parlando di una prossimità alla materia prima originale piuttosto importante quindi, come detto, prima di gettarsi a bomba su questo prodotto un po’ alla moda e quindi irritare il proprio intestino, sarà il caso di consultare chi di alimenti ne capisce.
Detto ciò in teoria il kefir dovrebbe poter essere mangiato dalla maggior parte dei regimi alimentari esclusi i vegani perché, appunto trattasi di alimento di origine animale. Intolleranti al lattosio, gli allergici alle proteine del latte, alla fenilchetonuria e chi è gravemente intollerante all’istaminase ne tenga lontano.

Come si consuma il kefir

Dopo aver capito cos’è il kefir possiamo svelare come si consuma. Essendo un alimento basico, di sicuro il kefir si consuma crudo (non va cotto) e fresco. Può diventare una buona base di partenza per delle colazioni importanti se vi si aggiunge del miele o della frutta fresca di stagione. Potremmo anche dire che in qualche modo il kefir sostituisce lo yogurt, che è una sorta di suo cugino perché abbastanza simile nel colore e nel gusto.
Visto che l’abbiamo citato, per correttezza di informazione kefir e yogurt non sono la stessa cosa: infatti il secondo, lo yogurt contiene solo due batteri (il Lactobacillus bulgarigus e lo Streptococco thermophilus), al contrario mentre il kefir ospita molti più batteri che vivono in modo sinergico fra loro associandosi anche ad alcuni lieviti.
Come dimostrato da recenti ricerche batteri e lieviti presenti nel kefir sono probiotici: hanno cioè proprietà benefiche per il nostro corpo e riescono a sopravvivere alla digestione arrivando vivi nell’intestino. Fra i batteri benefici più noti del kefir ricordiamo il genus Bifidobacterium e il Lactobacillus. Al contrario, pur essendo lo yogurt un alimento con molte proprietà benefiche per il nostro corpo, i batteri presenti in esso, che ricordiamo sono due, non sono probiotici perché non riescono a sopravvivere nel nostro intestino.