La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha redatto la relazione tecnica rispetto agli emendamenti presentati rispetto al Decreto Migranti, elemento complementare del Decreto Flussi.

Due in particolare quelli sotto la lente d’ingrandimento. Uno riguarda l’articolo 5, ed è legato al potenziamento tecnico-logistico dei centri di prima accoglienza. L’altro interviene sull’articolo 7, e chiede un’accelerazione nelle procedure di esame alla frontiera per le domande di protezione internazionale.

Il testo del decreto arriverà nell’Aula di Palazzo Madama martedì 18 aprile, senza il mandato del relatore. Le opposizioni hanno criticato duramente il provvedimento, in quanto maschera un ritorno ai decreti precedentemente promulgati da Matteo Salvini. Si attendono sedute particolarmente movimentate.

Decreto Migranti, quali sono gli emendamenti al vaglio

Vediamo ora nel dettaglio gli emendamenti presentati rispetto al Decreto Migranti.

Il primo è una sorta di postilla all’articolo 5: in breve, si chiede il potenziamento e le modifiche al sistema di accoglienza, in termini di riduzione e revoca delle condizioni di accoglienza. Il secondo, come anticipato, amplia l’articolo 7 riguardante le procedure accelerate per esaminare e l’accompagnamento immediato alle frontiere. Focus in particolare sulla protezione speciale, su cui il governo è orientato a serrare le maglie (forse con un ulteriore emendamento), in virtù delle pochissime conversioni in permessi di lavoro (poco più del 5%). L’esecutivo sta lavorando per gli ultimi ritocchi prima del passaggio del testo in Aula.

Un altro punto emerso dalla relazione riguarda i Cpr, centri di permanenza per i rimpatri, ultimamente al centro del dibattito per le condizioni in cui versano. Qui si lavora a un inasprimento delle sanzioni per coloro che dovessero rifiutarsi di sottoporsi alla procedura di identificazione in uscita o in entrata (o ancora per chi è in attesa di trasferimento). Alle sei settimane ora decretate si potrebbero aggiungerne altrettante nel caso in cui sussista un concreto pericolo di fuga. Non meno importante l’ampliamento delle strutture: almeno 10 quelli previsti nella bozza, ma ne servirebbero almeno il doppio per una gestione meno intensa.

Lampedusa al centro del Piano

Negli emendamenti del governo viene dedicato un ruolo di primo piano a Lampedusa, l’isola sotto assedio per i continui sbarchi. Fino alla fine del 2025, l’hotspot di Contrada Imbriacola potrà essere gestito dalla Croce rossa, con la supervisione del Ministero dell’Interno, per garantire adeguati livelli di accoglienza. Oltre alla logistica in ingresso si pianifica anche il trasferimento dei migranti dall’isola verso la terraferma. Allo studio l’adozione di navi per tutto il 2023, tramite uno stanziamento del budget di oltre 8 milioni di euro. La sua capacità sarà di circa 2mila persone a settimana, un dato comunque insufficiente se si confronta con i dati registrati nell’ultima settimana.

Ammonta a oltre 853,6 mln di euro la spesa complessiva prevista per il 2023 per assicurare l’accoglienza dei richiedenti asilo, dei profughi provenienti dall’Ucraina nei centri governativi e negli hotspot e dei richiedenti asilo non piu’ inseriti nei progetti della rete Sai.

Ci sono infine le prime ripercussioni sulla proclamazione dello Stato di Emergenza nazionale proclamato due giorni fa dal Consiglio dei Ministri. I tecnici del Viminale e della Protezione civile si sono già incontrati per redigere la prima ordinanza, ovvero quella per la nomina del commissario straordinario. Il favorito è il prefetto Valerio Valenti, attuale capo dipartimento delle Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno.