La settimana lavorativa corta fa bene. Lo dimostra uno studio dell’università dell’Australia Meridionale che ha preso in considerazione diversi fattori per arrivare alla conclusione che la settimana corta può solo portare benefici per il lavoratore e le aziende.

La settimana lavorativa corta fa bene: cosa dice lo studio

La settimana lavorativa corta non solo favorirebbe il benessere psicologico dei lavoratori ma anche quello fisico. I ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale hanno osservato i comportamenti di alcuni lavoratori. Si riscontra che il periodo lavorativo che parte del mondo sta adottando produce effetti molto positivi.

Cosa è emerso dalla ricerca

L’entità dei cambiamenti è aumentata in linea con la durata del periodo di stop: più lunga è, migliori saranno i benefici per la salute. Lo studio ha analizzato i dati dello studio Annual rhythms in adults’ lifestyle and health in cui 308 adulti con una media di età di 40 anni hanno indossato fitness tracker per 13 mesi. La professoressa Carol Maher che lavora nell’università ha affermato che lo studio offre nuovi dati sulla settimana corta. “Non sorprende che i dipendenti abbiano riportato meno stress, esaurimento, affaticamento, nonché una migliore salute mentale e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata” ha detto.

Le persone hanno uno stile di vita migliore se beneficiano di una pausa maggiore, inoltre aumenta l’attività fisica e il sonno che a loro volta hanno effetti sulla salute. Sempre la ricerca ha permesso di comprendere che anche dopo una breve vacanza, l’aumento del sonno delle persone è rimasto elevato per due settimane.

Attività motoria

Durante la pausa le persone coinvolte nello studio si sono impegnate in un’attività fisica moderata-vigorosa in più del 13% al giorno. Si registra una riduzione di mezzora delle attività sedentarie. Emerge poi che i volontari hanno dormito il 4% in più al giorno, quasi mezz’ora rispetto allo standard. Il movimento cambia in meglio durante le vacanze, con una maggiore attività fisica e un comportamento sedentario ridotto accompagnato da effetti positivi sulla salute fisica e mentale. Gli effetti principali si riscontrano sull’umore, sulle funzioni cognitive e sulla produttività. Ultimo ma non meno importante è la riduzione di un rischio di malattie che la vita sedentaria porterebbe.