Esiste un pericolo orsi nei parchi? L’episodio in Trentino degli scorsi giorni lascia diverse domande: esistono parchi modello per la gestione degli orsi, come si gestisce la convivenza ed è possibile evitare le aggressioni da parte dei grandi predatori onnivori che abitano le montagne? Ne abbiamo parlato con Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Pericolo orsi nei parchi: intervista a Luciano Sammarone
C’è davvero un pericolo orsi nei parchi? E’ possibile pensare a un modello di gestione differente per i parchi dove sono presenti orsi. Di recente il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stato indicato come un perfetto esempio di come conciliare la presenza degli orsi con quella degli uomini. Ne abbiamo parlato con Luciano Sammarone, direttore del Parco. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come è possibile una buona gestione degli orsi in un parco nazionale?
E’ possibile intanto con le leggi di tutela che nel Parco esistono da 100 anni. La prima che vietava la caccia all’orso è stata introdotta negli anni ’20 del 900. Poi sono arrivate altre norme, nazionali e comunitarie che hanno consolidato le azioni di conservazione, inserendo l’orso bruno tra le specie particolarmente protette della fauna italiana, perché l’orso è un valore aggiunto. Vivere insieme però richiede sacrifici, opportune misure di convivenza e prevenzione e sapendo che anche gli orsi hanno diritti. Tutto questo ha portato a forme di convivenza accettabili, anche se non sono mancati periodi neri, come negli anni ’80 con moltissimi orsi uccisi dal bracconaggio, una vera mattanza. Chi va in montagna sa che può incontrare l’orso e c’è una forma di attenzione. I nostri orsi inoltre non sono molti e sono esemplari più piccoli di quelli alpini e meno aggressivi. Esiste un mix di condizioni che porta a meno criticità.
Gli orsi entrano spesso in contatto con gli esseri umani?
Dipende dalle circostanze, dai casi e dagli orsi. Abbiamo avuto l’esempio di Juan Carrito, un orso poco aggressivo che frequentava i e non si è mai dimostrato aggressivo, così come abbiamo avuto altri orsi confidenti. Questi comportamenti sono periodici, stagionali. I nostri sono centri abitati piccoli e gli animali si spostano sui territori quindi potrebbero essere incontrati. Un mito da sfatare è che gli orsi scendano nei paesi perché hanno fame: è totalmente falso. Gli orsi sono opportunisti e quando trovano da mangiare facendo poca fatica, oppure evitando di entrare in competizione con animali più grandi, si adattano facilmente, diventando confidenti. Un tempo non c’erano orsi confidenti perché quando un orso si avvicinava ai paesi e faceva danni dopo un po’ veniva eliminato. Oggi invece con una maggiore tutela e maggiore consapevolezza e attenzione da parte di tutti le cose sono cambiate e nessuno spara più (o quasi) agli orsi, anche quando fanno danni nei paesi. Ora abbiamo un paio di animali che saltuariamente si avvicinano ai paesi, la gente si è abituata e li accetta.
L’abbattimento dell’esemplare in Trentino è giusto?
Io non credo sia giusta ma ritengo sia necessario. È terribile da dire, perché sembra che non tenga conto e rispetto della vita dell’orso. purtroppo non è così perché quando è partito il progetto “Life Ursus” per la reintroduzione in Trentino, è stato stilato un protocollo ben chiaro, approvato da Ispra, Ministero, da tutte le regini alpine potenzialmente interessate all’espansione della popolazione, e non contestato dai movimenti ambientalisti. In quel documento c’era scritto che in casi come quello avvenuto in Trentino l’orso va rimosso. Era una sorta di contratto, che evidentemente dava ai cittadini del Trentino una sorta di assicurazione. Faceva parte delle regole iniziali e proprio per questo va attuato, anche se fa male ed è doloroso.
Che consigli dare a chi s’imbatte in un orso?
Beh intanto dovremmo recuperare un sano rispetto della Natura e del mondo selvaggio, che troppo spesso viene descritto in modo fiabesco e Disneyano. Questo significa maggiore conoscenza dei processi naturali e del comportamento degli animali selvatici. Detto questo dovremmo riprendere alcune buone abitudini dal Nord America dove chi va in montagna, soprattutto in zona di orsi, viene ammonito sulla presenza degli orsi e sui comportamenti da tenere, e dopo chiunque dovrebbe poi far “sentire la propria presenza in natura”. Le tragedie, perché tale è l’episodio del povero Andrea, fanno casistica ma non sono buone consigliere. Se l’incontro avviene in maniera occasionale bisogna evitare di essere minacciosi agli occhi degli orsi: non dobbiamo rappresentare minaccia nel momento in cui gli incontriamo, quindi andare via piano e se aggrediti dovremmo stenderci a terra per difendere gli organi vitali. In maniera razionale dobbiamo essere freddi. Facile a dirsi, spesso meno a farsi, soprattutto quando l’incontro è assolutamente casuale e da qui la tragedia. Infine servirebbe l’approvazione di strumenti come lo spray anti-orso in Italia per ridurre il rischio di avere nuove tragedie.